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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 92
di Mimmo Carratelli
Zurigo, una conclusione svizzera, oltraggiosa, per portarti via. Con un profumo falso di dollari. Per salvare un campione, hanno detto. Per salvare se stessi, invece. Per uscire da un inghippo, per salvare le loro facce. La Fifa ti ha assegnato d’autorità al Siviglia espropriandoti al Napoli. Non fidarti, Diego.

Siviglia. Sembra un esilio, piuttosto. Non è Napoli, non potrà essere mai Napoli nel tuo cuore, Dieguito. Napoli era il tuo destino naturale. Suonano false le frasi che giungono dalla Spagna: “Sevilla es el destino ideal para Diego. Jugar y divertirse es la consigna”.

Come ti hanno accolto? Non c’è paragone con quel pomeriggio di luglio del 1984 allo stadio “San Paolo”. Ti chiedono proprio questo a Siviglia: chi ti ha accolto meglio? “Sicuramente i napoletani, senza dubbio” è la tua risposta un po’ amara. Aggiungi: “La squalifica italiana mi ha tolto parte della mia vita. Mi hanno voluto uccidere, ma penso che non ci siano riusciti”.

C’è rabbia e rimpianto quando dici: “La società del Napoli mi ha lasciato solo nel momento più difficile della mia vita”. E’ vero. Chi poteva e doveva non ti ha cercato dopo la tua partenza per Buenos Aires, non l’ha fatto nei giorni dei tormenti e delle difficoltà, nel giorno nero dell’arresto, nei giorni del difficile recupero dalla droga. Hai sbagliato molto, ma abbiamo sbagliato tutti più di te, Dieguito.

Abbiamo sbagliato quando ti abbiamo corteggiato, usato, idolatrato, sopportato, perdonato e fatto finta di niente ignorando il tuo dramma per un pugno di gol, per un incasso ai botteghini, per una copia di giornale in più venduta alle edicole.

Ti abbiamo lasciato alle cattive compagnie. Ma era troppo forte la tua personalità e troppo sconfinata la tua sicurezza perché qualcuno di noi avesse ascendente su di te. Però neanche ci abbiamo provato per salvarti, per tentare di salvarti. Forse pretendevamo che Ferlaino non fosse Ferlaino e che tu non fossi Maradona sino in fondo, una contrapposizione difficile da ricomporre. Così è finita la nostra allegria e si è conclusa una stagione felice e irripetibile. Ci siamo consegnati alla sentenza di Zurigo con grande malinconia.

E ora che cosa sarà Siviglia per te, ragazzo dei nostri sogni perduti? Non ti aspettare niente. Ti perseguiteranno ancora ombre e accuse, l’attenzione su di te sarà esagerata, per ogni tua parola, per ogni gesto, per ogni debolezza e cedimento. Ti hanno offerto una possibilità perfida e a noi una nostalgia infinita.

Siviglia è piena di luci e di entusiasmo per l’ambiziosa Esposizione universale. Ma la squadra di calcio è poca cosa. Pretenderanno tutto da te. Può aiutarti Carlos Bilardo, ma fino a che punto? E’ arrivato Fernando Signorini a darti una mano, il preparatore fedele, l’amico vero. In squadra hai qualche compagno di cui fidarti? C’è il giovane Diego Simeone, argentino, el cholo, il meticcio, come lo chiamano. In Italia l’abbiamo visto nel Pisa, poi Anconetani l’ha ceduto in Spagna per un mucchio di quattrini.

Hai lasciato l’Andalusì Park, l’albergo di lusso, di stile arabo, e hai preso in fitto, fuori città, la villa del torero Espartaca, 14 milioni di lire al mese. L’hai chiamata “Villa Sportiva”. Giri sulla Mercedes che ti ha messo a disposizione il Siviglia. L’hai subito fracassata. Corri troppo, Dieguito.

L’amichevole col Bayern è andata bene. C’erano trentamila spettatori allo stadio “Ramon Sànchez Pizjuàn”. La traversa ti ha negato il gol dopo avere pennellato una delle tue punizioni magiche. Il preparatore Javier Valdecantos ha detto: “Ci vogliono almeno tre mesi perché Diego ritrovi la massima forma, ma è difficile che torni ad essere quello del Mondiale 1986. Potrà arrivare al settanta per cento se tutto va bene. E’ sopra peso di cinque chili. La bilancia segna 74 chili. Due mesi fa ne pesava novanta”.

Giochi al golf sui campi di Aznalcazar. Claudia è che con te, anche le due bambine. Vuoi un figlio maschio da Claudia. E’ un’idea che ti tormenta. Qui, a Napoli, tuo figlio Diego junior ha sei anni. Dice che farà il calciatore.

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9/5/2005
  
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