Cronaca
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Il “mostro” dell’Arenella
Uno scheletro di cemento abusivo, simbolo della speculazione edilizia
di Angelo Forgione
Un campagna in corso, contro il cemento selvaggio, dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente ed Ecoradio, cerca di recensire gli ecomostri presenti sul territorio nazionale, al fine di creare i presupposti per l’abbattimento di parte di essi.
Tutte le segnalazioni che perverranno agli indirizzi email ecomostri@ecoradio.it e onal@legambiente.eu saranno esaminate ed inoltrate allle sedi regionali dell’Osservatorio.

Nella nostra città, il caso forse più clamoroso ed emblematico è facilmente individuabile dagli automobilisti napoletani. Chi si serve della Tangenziale di Napoli, entrando o uscendo dello svincolo dell'Arenella, ha sicuramente negli occhi una scena alla quale ci si è sicuramente abituati ma che di abituale non ha nulla. Superato il casello, dopo l'iniquo dazio di 0,70 centesimi, si imbocca la galleria. Et voilà: dinanzi agli occhi, il "mostro dell’Arenella", un ecomostro che é li da quando, decenni or sono, fu edificato abusivamente su un’area che ospitava un pollaio. All’epoca, la denuncia degli abitanti della zona attivò la magistratura che bloccò la speculazione. In primo grado, l'allora Pretore antiabusivismo Aldo De Chiara dispose il sequestro dell’immobile e avviò un’indagine approfondita. Nel Febbraio del 1990, De Chiara firmò una sentenza con la quale condannava quattro degli imputati, respingendo l’istanza di dissequestro e ordinando ai colpevoli di provvedere con immediatezza, e a proprie spese, alla demolizione.

Nell’aprile del 1992, la quinta sezione della corte d’appello di Napoli annullò la sentenza di primo grado, assolvendo tutti i condannati “per non aver commesso il fatto”, perché il fatto non costituiva reato. Ecco spiegato il motivo per cui il "mostro" è sempre li, sospeso tra abusivismo e legalità, ma di fatto abbandonato da giudici e proprietari che non se ne occupano più.

Ad oggi, dei quattro imputati ne sono ancora vivi tre; ma soprattutto è ancora in piedi quello scheletro abusivo incastonato nella parete della collina come fosse un gioiello, tra la parete rocciosa e la sede stradale, senza che vi sia un minima ipotesi di abbattimento.

Ma non tutti sanno che il "mostro dell'Arenella" ha dei gemelli con una storia pressoché identica. Procedendo in direzione Tangenziale e oltrepassando la galleria, se si gira lo sguardo sulla destra, ci si accorge che a non più di cento metri, sospesi sulla collina, vi sono altri scheletri abusivi. E chissà per quanti anni ancora.

24/2/2009
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