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Roma-Napoli, un gol fantasma all’inizio
di Mimmo Carratelli
Sabato pomeriggio (ore 18) contro i giallorossi all’Olimpico. Il Napoli al secondo ostacolo alto. Pronostico e tradizione avversi. Il non-gol di Fenili al primo confronto. Amichevole col Sudafrica per la nazionale di Donadoni.

L’hanno chiamato il derby del sole, è diventato un derby lunare senza tifosi azzurri al seguito. Roma-Napoli (sabato, ore 18) perde molto del suo sapore. Memorabili le trasmigrazioni del tifo napoletano nella capitale, fino a trentamila sostenitori negli anni felici. Marachelle, sfottò, incidenti e disastri a volontà, dagli abusati manifesti a lutto dedicati reciprocamente alle due squadre allo sfascio di auto e agitazioni varie. Ultima vergogna a Napoli dopo la gara di Coppa del dicembre 2005. Fumogeni allo stadio e guerriglia contro la polizia a Fuorigrotta. Il “ritorno” all’Olimpico fu giocato a porte chiuse.

Sabato sera, off-limits per i tifosi azzurri nella capitale. Era scontato. Gara a rischio quattro. Ce ne sono una quantità nel campionato italiano. Il Napoli è “segnalato” in almeno sette confronti: contro le squadre milanesi, contro quelle romane, contro la Juve, la Fiorentina, l’Empoli. Legge Pisanu, tornelli e porte chiuse per selezionare la violenza. Il calcio paga l’assalto delle frange estremiste, ma anche le organizzazioni a fini estorsivi come s’è visto a Napoli. Il calcio non sa difendersi e lo stop alla violenza non può venire solo dall’Osservatorio del Vicinale. Le società devono collaborare. L’ha fatto il Napoli per primo con la presa di distanza sfociata negli arresti di mercoledì.

Derby proibitivo anche sul campo contro la Roma “totale” di Spalletti. Non sono draghi in difesa (Cicinho ci dà una mano?), ma in possesso palla non te la fanno vedere e, in attacco, sbucano a sorpresa i centrocampisti che diventano cannonieri. Dalla “gabbia” su Ibrahimovic a quella su Perrotta: non ha funzionato (ma c’era?) a Milano, chissà come andrà all’Olimpico dove bisognerebbe allestire altre “gabbie” per Totti e Mancini, forse anche per Aquilani che tira maledettamente da lontano.

Gabbia o non gabbia, come direbbe Antonello Venditti, noi andremo a Roma dopo i pic-nic alla Borghesiana. Si sono stretti la mano Sosa e Domizzi. E’ incappato in un tamponamento con rissa al Chiatamone Lavezzi. Le soste fanno male. Succede sempre qualcosa.

Partita proibitiva come a San Siro e vedremo quale sarà quest’altra faccia del Napoli in un confronto a pronostico avverso. Poiché la “bella figura” di Milano non ha pagato in classifica, avremo ritocchi ad hoc all’Olimpico? Il Napoli non sa chiudersi, come ha fatto la Georgia finendo però col perdere. Se non hai valide chances offensive, non c’è partita. Un Lavezzi meno individualista, più vicino all’area romanista, uno Zalayeta più in forma, uno squillo di Hamsik possono far sognare. Ma, insomma, la Roma è la Roma, seconda forza del campionato, però più irresistibile fuori (10 punti, imbattuta) che in casa (4 punti ma avendo giocato contro Juve, pareggio, e Inter, sconfitta in dieci).

Un pareggio sarebbe il massimo, ma toccherà andare a scuotere la rete di Doni per sperarci. La storia dice che sul campo della Roma sono stati sempre più dolori che piaceri.

FANTASMA – Tutto cominciò con un gol fantasma al Testaccio, campo storico dei giallorossi, nel 1929. Risultato finale 2-2, ma un gol di Fenili non fu “visto” dall’arbitro e privò gli azzurri della vittoria. Il pallone bucò la rete e uscì dietro la porta. Un raccattapalle, tale Lombardo, che poi giocò nella squadra capitolina, rammendò seduta stante il buco. Furono entrambi di Vojak, uno dei cannonieri eccellenti della storia azzurra, i primi gol del Napoli nel derby del centrosud.

TRADIZIONE – Tra il 1973 e il 1982, il Napoli incasellò una bella serie positiva di 19 partite senza perdere con la Roma: nove vittorie e un pareggio in casa, due vittorie e cinque pareggi fuori. Pochi i successi azzurri sul campo giallorosso, appena otto in 62 partite. Il primo nel 1934 con reti di Scopelli e Rosetti (2-1). L’ultimo nel 1993, a segno Buso, Di Canio e Ciro Ferrara (3-2). Tradizione decisamente avversa in trasferta con sei memorabili scoppole patite dal Napoli: 1-5 nel 1941-42, l’anno del primo scudetto della Roma con Amadei e Krieziu che poi avrebbero vestito la maglia azzurra; 2-5 nel 1952-53, nel Napoli Casari, Jeppson, Pesaola, Vinyei; 0-8 nel 1958-59, era la Roma di Da Costa e Ghiggia, in azzurro Vinicio e Del Vecchio; 2-5 nel 1982-83, secondo scudetto della Roma con Falcao, Vierchowod, Prohaska, Pruzzo, Conti, Di Bartolomei; 1-5 nel 1983-84, nel Napoli Castellini, Krol e Dirceu, ma anche Frappampina e Palanca; 2-6 nel 1997-98, l’anno del vergognoso ultimo posto, nella Roma Totti, Aldair, Balbo, Cafu, noi un pazzo hotel internazionale con Asanovic, Prunier, Crasson, Pedros, Calderon.

CANNAVARO – Dopo quindici anni (ultima partita di De Napoli con l’Italia di Sacchi), un giocatore del Napoli convocato in nazionale, Paolino Cannavaro, sulle orme del fratello Fabio. Un bel riconoscimento l’inserimento nella “rosa” di Donadoni per l’amichevole col Sudafrica di mercoledì. Sono 27 quelli del Napoli che hanno giocato nella nazionale maggiore, da Sallustro e Mihalic, i primi (1929), a Nando De Napoli, primatista napoletano per presenze (49). Di Juliano il record di avere partecipato a tre Mondiali. Di Amadei il miglior bottino di gol: 4. Sono complessivamente 72 gli azzurri che hanno giocato nelle varie rappresentative nazionali: in testa con 16 presenze Carnevale nella nazionale B e Moreno Ferrario nelle giovanili.

SUDAFRICA – Mercoledì, a Siena, secondo match amichevole col Sudafrica. Il primo, sei anni fa a Perugia: 1-0, gol di Montella. Il Sudafrica ci riporta il ricordo di Marcello Fiasconaro di Città del Capo ma di padre siciliano. Fu il nostro cavallo pazzo in atletica. All’Arena di Milano, 1973, stabilì con i colori azzurri il record del mondo sugli 800 metri. Una serata indimenticabile. Il limite di quella sera (1’43”7) resiste ancora come record italiano. Nel calcio, il ricordo più vivo è quello del primo sudafricano nel nostro campionato: Edwing Ronald Firmani. Giocò con la Sampdoria, l’Inter e il Genoa dal 1955 al 1963 segnando 125 gol. A Milano, spesso apatico, lo definirono “tacchino freddo”. Disputò tre partite nella nazionale azzurra. Si sono poi visti, negli anni Novanta, il difensore Fish alla Lazio, gli attaccanti Masinga al Bari e Nomvete all’Udinese, il difensore Nyathi al Cagliari. Lo straniero, di tutti i posti del mondo, è passato a valanga sui nostri campi, sudafricani inclusi. Per mercoledì, nazionale porte aperte. Non solo Paolo Cannavaro ma anche Rosina e Nocerino, Semioli e la conferma di Pasqualino Foggia che, contro la Georgia, ha fatto un po’ meglio di Quagliarella.

EUROPEI – L’Italia li ha sempre sofferti vincendone una sola edizione in casa (1968, c’erano Juliano e Zoff che cominciò la sua carriera in nazionale con la maglia del Napoli). Tre volte non è riuscita a qualificarsi per la fase finale (1976, 1984, 1992). Sabato a Genova, la papera del portiere georgiano Lomaia, un disoccupato, senza club, ha aperto la strada del successo alla nazionale di Donadoni sulla punizione di Pirlo. Le tre punte azzurre si sono perdute nella ragnatela georgiana, ma la possanza di Toni si è fatta sentire. Tutto il gioco nasce da Pirlo. Il primo avversario che lo imbavaglia ci toglie il 50 per cento delle possibilità. Prevedibile che succeda a Glasgow nel match del 17 novembre (inverno, altro nemico), decisivo per la qualificazione italiana. Gli scozzesi guidano il girone: otto vittorie, 20 gol, successo memorabile in Francia, eroe dell’1-0 a Parigi James McFadden, poster gigante della sua rete nel museo di Hampden Park, lo stadio-trappola che attende gli azzurri. La Scozia è un punto avanti all’Italia e mercoledì giocherà in Georgia. Visti i georgiani di Genova, con due attaccanti diciassettenni, uno della Primavera dell’Empoli (Mchdlidze) e un altro più pungente (Kenia), mal che vada gli scozzesi porteranno via un pareggio. Decisiva più che mai la partita di Glasgow mentre incalza la Francia un punto dietro gli azzurri ma con un finale tutto in discesa contro Lituania in casa (mercoledì) e Ucraina fuori. L’Italia non ha mai vinto in Scozia. Un tabù da sfatare per agganciare l’Europeo 2008 (7-29 giugno in Austria e Svizzera).

14/10/2007
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