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Una serata di gol per scacciare la malinconia
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 21.02.2019)
Rieccoci con lo Zurigo, match di ritorno dei sedicesimi di Europa League dopo il 3-1 azzurro in Svizzera. Non ci dovrebbe essere trucco, non ci dovrebbe essere inganno. Partita “piana”. Qualificazione in tasca (terque, quaterque) e c’è già l’attesa per il sorteggio degli ottavi, domani a Sion.

Sono in corsa squadre di riguardo, il Siviglia che ha vinto cinque volte l’Europa League, il Chelsea, il Porto, lo Shakhtar, lo Zenit e il Valencia che sono nell’albo d’oro del torneo. Sono le squadre che godono i favori del pronostico per la vittoria finale (29 maggio a Baku, Azerbaigian). Il Napoli punta ad inserirsi.

Stasera non è partita che possa rimettere in discussione il San Paolo sempre meno affollato di tifosi (-20 per cento rispetto alla stagione scorsa). La gara ha poco appeal, il passaggio del turno sembra scontato per il Napoli.

E, poi, la prossima gara casalinga sarà con la Juventus, anche se per la partitissima del 3 marzo c’è la minaccia di una protesta che svuoterebbe lo stadio di Fuorigrotta.

Non si vede gran calcio o se ne vede troppo in tv. I motivi della disaffezione sono tanti. Le condizioni dello stadio non c’entrano. Il San Paolo è da tempo fatiscente e ha fatto ugualmente i pienoni, anche in serie C.

Manca un traguardo concreto da raggiungere ed è questo il motivo principale degli spalti semideserti. Il campionato è andato, la Coppa Italia pure. L’Europa League dovrebbe risvegliare un certo interesse. Si vedrà negli ottavi la “risposta” dei tifosi.

Dal campionato di transizione, primo anno di Ancelotti in panchina, tutti si aspettavano qualcosa in più senza pretendere che Re Carlo fosse vincente al primo colpo. Il forte distacco dalla Juve in campionato, dopo i 91 punti dell’anno scorso e lo scarto finale di quattro lunghezze, è una bella botta, a parte la perdurante noiosa polemica fra i nostalgici di Sarri e gli ottimisti conquistati da Ancelotti.

C’è delusione, inutile negarlo, ma è inspiegabile il “mantra della vittoria” che pressa oggi un club che in 90 anni di storia ha vinto poco, anche negli anni di Maradona (due scudetti in sette stagioni).

Nel “ritorno” contro lo Zurigo Ancelotti fa un po’ di legittimi cambi. Gioca Insigne che salterà per squalifica la gara di domenica a Parma; Ospina è il portiere di Coppa; si dovrebbe rivedere Diawara che sta giocando meno dei tempi di Sarri; spazio a Verdi che, pagato 25 milioni, s’è visto poco e, forse, è venuto il momento di impiegarlo a ripetizione anche in proiezione futura; Milik o Mertens in attacco: il polacco deve affinare la mira dopo le occasioni fallite contro il Torino, il belga deve ritrovare l’entusiasmo che lo sosteneva quand’era titolarissimo.

A secco in tre delle ultime quattro partite di campionato, quattro su cinque se si conteggia la gara di Coppa Italia col Milan, il mal di gol del Napoli non può essere spiegato solo con la scarsa lucidità sotto porta dei tiratori poco scelti.

Se le occasioni-gol fallite si moltiplicano, forse è anche la manovra d’attacco improvvisata e poco codificata (il 4-4-fantasia) a sorprendere gli azzurri in zona-gol. Si sono dileguati certi automatismi. Se, poi, Ancelotti sostiene che a Castelvolturno bisogna allenarsi di più sui cross e sulle combinazioni offensive, allora siamo messi male visto che siamo a tre quarti della stagione.

Lo Zurigo non verrà a fare le belle statuine, ma tanto per riacquistare allegria sarebbe opportuno che nel Napoli tornassero i fuochi d’artificio per una serata, se non proprio di riconciliazione, almeno di buon auspicio.

Badando comunque a non distrarsi come nel finale di Zurigo con la traversa degli svizzeri dopo il loro gol su rigore rischiando il 3-2 che avrebbe potuto provocare una lieve suspense per il match di stasera. In ogni caso, dimenticare il 3-1 dell’andata per una partita a tutto spiano.

Una serata di gol ci vuole in questo momento di malinconia.

21/2/2019
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