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Allan, un grande piccolo colosso
l'anima guerriera del Napoli
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino dell'11.02.2018)
A uno a uno cadono i bastioni della difesa. La rotula di Ghoulam, l'indisponibilità di Albiol, out anche Chiriches. La difesa più forte del campionato sbriciolata. Dentro Tonelli che non gioca da una vita. E allora è una partita di combattimento.

Perché la Lazio è feroce e occupa il campo con i suoi colossi. Wallace sovrasta Insigne di 28 centimetri. De Vrij supera Mertens di 20 centimetri. Milinkovic Savic (1,91) vorrebbe annichilire Allan (1,75). È una partita disperata con la Lazio che va subito in vantaggio (con De Vrji come all'andata).

Ma il Napoli è una squadra di leoni. Soffre la fisicità della Lazio, ma non si arrende, combatte, insegue, tampona. Recupera e va al sorpasso. È la sera dei miracoli, fai attenzione, c'è in campo uno squadrone che si riprende la testa della classifica tenendo la Juve ancora dietro di un punto.

È la serata di Allan subito di scena. Prende un calcione da Luis Alberto, una spinta da Lulic, un fallo da Milinkovic Savic. Ma è sempre in piedi. Mentre lo stadio sospira per i pallonetti magici di Insigne che sfiorano la porta di Strakosha, Allan è l'anima guerriera di un Napoli guerriero. Allan è là, anche sul limite azzurro, a sradicare palloni a Immobile.

Il duello con Milinkovic Savic esalta lo stadio. David punta Golia. Forse è pari il duello nel primo tempo. Ma nella ripresa il leone brasiliano prende il sopravvento. Spinge, va all'attacco. Ora Milinkovic Savic è un'ombra. Tutto il campo è per Allan.

Nel secondo tempo, il palleggio del Napoli annichilisce la Lazio. La fisicità dei laziali decade. Ammoniti Leiva, Milinkovic Savic, De Vrij. I colossi vengono giocati dai piccoletti.

Sullo slancio di Allan, tutto il Napoli invade la metà campo della Lazio con un pressing altissimo che strappa e recupera palloni. È la ripresa azzurra da applausi. Cuore e muscoli. La Lazio, aggredita e disorientata, cambia tre uomini per riacquistare l'aggressività perduta. Ma è il Napoli che comanda.

L'energia di Allan contagia gli uomini umili della squadra. Hysaj e Mario Rui fanno un partitone. Applausi per Tonelli. Ribaltata una partita disperata. Non si hanno più notizie di Milinkovic Savic. Allan schiaccia anche quel mammasantissima di Lukaku, trecciolone compreso. È una serata fantastica. Napoli degnissima capolista. Un messaggio chiaro e forte alla Juventus.

Onore ad Allan che ha dato l'esempio della lotta e lo slancio per la vittoriona. Come all'andata 4-1, in rimonta. A dieci minuti dalla fine, Allan cede il posto a Rog. I droni, i sensori, i tachimetri, i goniometri, gli amperometri spiano, registrano, fissano e comunicano tutti i dati, i coefficienti, le virtù fisiche e le lacune mentali degli azzurri di Sarri stabilendone l'affidabilità, la continuità, i vuoti, le pause, la ripresa e lo slancio.

Un solo azzurro, il brasiliano Allan, guerriero senza droni e senza paura, se ne infischia di tracciati, segnalazioni e spiate. Gioca al di sopra e contro ogni diavoleria tecnologica. Perché ha cuore, polmoni, fegato e piedi che non s'arrestano davanti a niente e a nessuno.

Allan è il gladiatore e il reziario del centrocampo napoletano. È Leonida alle Termopili azzurre. È Ettore che difende la città di Sarri. È Achille e la sua ira onesta che infiniti adduce urti agli avversari. Allan contende, ruba, strappa, sradica e svelle palloni. Non è un colosso, ma ha una compatta potenza muscolare che ne fa un tigrotto.

Ha ritmo e una continuità di gioco impressionante. Paragonato spesso a Dunga, celebre centrocampista brasiliano di lotta di governo negli anni Ottanta, ne raddoppia il rendimento (il suo Dunga Dunga). E non fa prigionieri. Il centrocampo non solo, tutto il campo è la pista dei suoi raid a perdifiato. Fiuta sentieri di lotta, annusa caviglie, contrasta fianchi e ginocchi, interrompe, anticipa, accorcia, insegue.

Affermatosi nel Vasco da Gama (71 partite), una delle quattro maggiori squadre di Rio de Janeiro e giunto in Italia all'Udinese (116 partite), il Napoli lo prende per 15 milioni di euro. Nei tre anni in azzurro, ha saltate 11 partite (tre per infortunio) e 4 volte è rimasto in panchina.

In campo 116 volte: 47 partite intere, 36 volte è stato sostituito (10 volte da Zielinski, 9 da Rog, 7 da David Lopez fermandoci ai numeri più alti), 33 volte è subentrato (10 volte per Hamsik e 10 per Zielinski, le sostituzioni più frequenti). È andato a segno sette volte bucando le porte di Empoli (Skorupski), Lazio (Marchetti), Milan (Diego Lopez), Udinese (Karnezis), Benevento (Belec), Sassuolo (Consigli), Sampdoria (Viviano).

Un grande piccolo colosso.



11/2/2018
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