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La maturità del piccolo genio Insigne
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 26.03.2017)
La partita della nazionale contro l’Albania ha dato l’ultima “spinta” alla piena maturità calcistica di Lorenzo Insigne, un talento che non vive più di egoismi, insofferenza, ricerca nervosa del gol, liberatosi ormai dall’ossessione di dimostrarsi il migliore e di inseguire a tutti i costi il magico tiro “a giro”.

Ventisei anni, 326 partite giocate fra club e nazionali, quasi cinquanta presenze “europee”, mai condizionato dall’altezza (1,63), due centimetri meno alto di Maradona, cinque meno di Gianfranco Zola, due meno del Papu Gomez, insomma il più piccoli tra i piccoli.

E con un carniere di 88 gol, 34 col Napoli, due indimenticabili in nazionale contro la Spagna e l’Argentina.

L’altra sera a Palermo, il 4-2-4 di Ventura è stato poco libidinoso, piuttosto un faticoso 4-4-2 contro l’ardimentosa Albania di Gianni De Biase che ha costretto gli esterni offensivi, Candreva e Insigne, a rientrare, il primo per dare una mano a destra contro la vivacità di Roshi, il napoletano costretto a fare il terzino sull’amico Hysaj perché la “catena” di sinistra della nazionale funzionava niente per la timidezza di De Sciglio e nessun appoggio da De Rossi.

Proprio un 4-2-4 pieno avrebbe potuto esaltare Insigne sul fronte offensivo che Lorenzo è riuscito a guadagnare solo nel secondo tempo quando Verratti e l’intera squadra azzurra hanno cominciato a giocare.

Ma proprio il “sacrificio” nella fase difensiva (con tre albanesi che attaccavano a destra: Lila, Basha e Hysaj) ha fatto guadagnare a Insigne considerazione e un voto tra i migliori della serata palermitana.

Lorenzo ha sfoderato la maturità pieno del giocatore al servizio della squadra, anche a discapito delle sue doti e del talento offensivo.

Istruito da Zeman, al Foggia e al Pescara, da punta mancina, in Puglia col brasiliano Farias e il cagliaritano Sau, in Abruzzo con Caprari e Immobile (Verratti, dietro, a “suggerire”), perché per il boemo la migliore difesa è l’attacco, Lorenzo venne sottratto da Benitez agli esclusivi compiti offensivi (se ne lamentò proprio Zeman) per una partecipazione “concreta” al gioco di squadra.

Fu il primo passo di Insigne, con grande sacrificio e insofferenza, per diventare un giocatore più completo nel 4-2-3-1 del madrileno.

Il 4-3-3 di Sarri gli ha restituito maggiori chances offensive chiamandolo però a curare anche la fase difensiva raddoppiando in marcatura Ghoulam.

Ma nel Napoli la “catena” di sinistra, con Ghoulam e Hamsik, è il magico triangolo che esalta maggiormente Insigne.

Tuttavia, Lorenzo si è ormai abituato a reggere le due fasi. Rinunciando al biondo tra i capelli e agli egoismi passati, è diventato un giocatore a tutto tondo.

Il talento e i “meccanismi” di Sarri gli consentono anche di accentrarsi, quasi da trequartista dietro le punte che sarà forse il suo ruolo avanti negli anni.

Sicuramente, la stessa maturità di uomo ha permesso a Insigne di limare i suoi “difetti” calcistici da ragazzo, l’esuberanza a volte negativa, l’irrequietezza nella fasi incerte delle partite, il broncio per le sostituzioni.

Ma è anche vero che il forzato tridente dei piccoli, dopo la partenza di Higuain e per l’infortunio di Milik, ha consentito a Insigne di diventare titolare fisso senza più l’“ombra” della staffetta con Mertens.

Ci hanno guadagnato entrambi. Lorenzo ha acquisito la tranquillità necessaria per migliorare.

Ora accompagna i suoi colpi di genio a una partecipazione totale al gioco. Il gol non è più la sua ossessione. Ed è al vertice nella classifica degli assist, secondo solo a Callejon che, peraltro, proprio Insigne cerca costantemente con le sue “pennellate” da sinistra a destra.

Se Hamsik è il regista offensivo del Napoli, Lorenzo gli è a fianco nella costruzione del gioco. Insigne può anche migliorare il suo record dei gol (12 l’anno scorso e quest’anno), mentre l’Uefa ha segnalato la strepitosa rete di Lorenzo a Madrid fra i cinque gol di maggior rilievo negli ottavi di Champions quando lo scugnizzo di Frattamaggiore, con un gran destro a giro, infilò da 35 metri Keylor Navas, il portiere costaricano del Real visto fuori porta.

Un gol “da impazzire” nella pregiata collana di “perle” di Insigne quando scuote la rete.

Come l’indimenticabile calcio di punizione beffando il portiere australiano Langerak del Borussia Dortmund che, sulla traiettoria dell’infida palla di Lorenzo, andò a schiantarsi contro il palo rimettendoci due denti.

Come il pallone filante a San Siro che impietrì il portiere del Milan Diego Lopez, altro calcio piazzato che sorvolò la barriera proprio sul lato di protezione della porta rossonera.

Come, infine, il gran gol di Verona, a febbraio: dribbling al difensore del Chievo Cacciatore sul vertice dell’area e destro a giro nella rete di Sorrentino, piegato da una prodezza suprema.

Lorenzo corse verso la telecamera a bordo campo inviando baci di felicità.
26/3/2017
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