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Le notti dei 90mila al San Paolo
Quando il tifo non aveva limiti
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 3.01.2017)
Una giornata di ordinaria follia ha divorato i biglietti in vendita per Napoli-Real Madrid del 7 marzo al San Paolo.

La città dei tifosi più passionali del mondo attraversata da una febbre improvvisa. Assalto col cuore in gola alle 43 ricevitorie di Napoli e provincia.

Col prezioso tagliando in mano scene raggianti di felicità. Ma sono tanti quelli rimasti a mani vuote sul filo della disperazione assoluta.

Il San Paolo ha una capienza di 60.240 posti. Troppo piccolo per l’appuntamento del 7 marzo.

Ci sarebbe voluta la capienza dell’indimenticabile e iellato Napoli-Perugia del 1979 (87.347 paganti) e di quel primo appuntamento col Real Madrid opponendogli il Napoli di Maradona in una dolce sera di sogno e di incanto di trent’anni fa, un mercoledì di fine settembre.

I paganti furono 83.827, ma sugli spalti di Fuorigrotta si pigiarono in novantamila.

Erano tempi di biglietti-omaggio, biglietti di favore, biglietti di servizio, biglietti taroccati e ingressi abusivi.

Quella sera si sentiva sul campo il respiro di una folla immensa e il boato al gol di Francini fece tremare tutte le case di Fuorigrotta giungendo sino al Vomero e ai Camadoli.

Lo stadio San Paolo, dopo che venne bocciata la più affascinante denominazione di Stadio del Sole, doveva essere il nostro Maracanà, il suggestivo anello dell’impianto disegnato dall’architetto Carlo Cocchia, poi deturpato da una brutta e inutile copertura, aperto a una passione immensa, quella dei centomila cuori cantati già al tempo di Sivori e Altafini.

Erano anni in cui il tifo azzurro era grande e illimitato, accompagnato dai folcloristici personaggi che facevano passerella allo stadio.

L’arrivo di Maradona esaltò quella folla e lo stadio fu un grande cuore pulsante prima che i lavori di Italia ’90 ne riducessero la capienza e, successivamente, le sbandate della squadra azzurra ne inaridissero l’affluenza.

Cominciò a sembrare uno stadio troppo grande per una passione umiliata dalle retrocessioni e, peggio ancora, tradita dal fallimento.

Ma, prima, era stato fantastico. Nell’esaltazione e nella rabbia. Lo scudetto sognato con la squadra di Vinicio (1974-75) e con la formazione di Rino Marchesi che aveva Krol e Castellini (1980-81).

I tumulti contro il Milan (1970) e la Lazio (1979). La devastazione con lo Swindon Town nella finale 1970 del Torneo anglo-italiano.

Il tifo, allora, era sanguigno e rabbioso, entusiasmo e furore montavano alla stessa maniera.

Era diversa anche la caccia al biglietto. Più disordinata e tumultuosa. Con una passione diversa. E con un bagarinaggio “facilitato” che arricchiva le domeniche caotiche attorno allo stadio.

Era quando andavamo a comprare i biglietti al Bar Pippone fuori la Galleria e, poi, gli anni d’oro della Tursport, un’abile invenzione di Ferlaino, e, ancora, l’Azzurro Service di Gianni ed Eduardo De Bury, Gianni che era stato “dentro” al Napoli e ne conosceva aneddoti e segreti, fece anche il fotografo a bordo-campo e, oggi, ha un milione di immagini di “quel” Napoli.

La sensazione, forse sbagliata, è che a “quei tempi” si correva ai botteghini del Napoli urlando, sgomitando, esercitando persino violenza per partecipare alle partite allo stesso modo, con una grande energia e un tumulto di cuori e di mani che doveva spingere la squadra in alto o tirarla giù con disastrosi malumori quando le partite andavano a rovescio.

Oggi, prevale il richiamo dello spettacolo, visto che il Napoli gioca il più bel calcio d’Italia, e, senza dubbio, il Real Madrid è club e squadra di enorme prestigio da mobilitare la folla degli appassionati.

Ma il “clima” sembra un altro. Tra i tifosi c’è più competenza e meno furore.

Col tutto esaurito, gli spettatori del 7 marzo saranno esattamente 60.240 quanti sono i posti del San Paolo.

Tanto per dire, al Comune non arrivano più vagonate di biglietti-omaggio. De Laurentiis ha ripulito il tifo di favore, di autorità, di fiancheggiamento sfidando bronci, ire e ricatti.

In questo il Napoli è il club di una città moderna e il fascino di una più ardente ma anche devastante partecipazione rimane confinata nei ricordi di altre generazioni di tifosi che avevano sempre il cuore caldo e il “sangue agli occhi”.

3/1/2017
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