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Perché credere nel cantiere di Sarri
di Mimmo Carratelli
(da: il Mattino del 30.08.2015)
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Esserci o non esserci. È questo il problema. C’è poco entusiasmo, peggio: scetticismo, per il Napoli di Sarri che chiede di avere pazienza perché è tutto nuovo, modulo tattico e allenamenti, ed è come passare dall’iPhone al Samsung. Il telefono, la sua voce.
Ma, come al San Carlo, non si può mancare la “prima” neanche al San Paolo, doveroso omaggio alle maglie azzurre al debutto in casa anche se è uno di quei giorni che ti prende la malinconia, però proviamo anche con Sarri non si sa mai, domani è un altro giorno, sivedrà (Ornella Vanoni).
Non è proprio come l’anno di Santin (1983-84) e, terquequaterque, come l’anno di Frossi (1959-60) liquidato dopo quattro sconfitte iniziali. Coraggio, un poco di fiducia non guasta.
Se, a Reggio Emilia, fosse entrato quel pallone finale di Callejon, avremmo rimediato un pareggio, meglio di niente. Servono punti per sostenere la nuova avventura azzurra. Punti bisogna fare contro la Samp che domenica ha fatto festa con cinque gol (che gelida manita) e si è goduta l’ampia vittoria sul Carpi (CarpiDiem).
Proverà a mettere paura al Napoli «in costruzione». L’anno scorso, ed era la Samp di Mihajlovic, fu liquidata da un perentorio 4-2 (Gabbiadini, due gol Higuain, Insigne).
Venti allenatori al debutto col Napoli hanno vinto la prima partita in casa (Pesaola, Vinicio, Bianchi, Bigon, Simoni tra gli altri), dodici ne cavarono un pareggio (da Garbutt a Chiappella, Marchesi, Giacomini eccetera), solo otto hanno bucato la «prima» casalinga (Lippi, Ulivieri, Zeman tanto per dire).
Il nuovo Napoli chiede fiducia e attesa serena. Ci vorranno occhio, pazienza e bus de cul, come diceva Sacchi che spiccò il volo proprio da Napoli con una «busata» memorabile.
È un campionato di grandi incertezze. Al calciomercato, le “grandi” menano colpi all’impazzata (Cuadrado, Balotelli, Perisic, Dzeko, Jovetic, Bacca, mentre vanno in fumo Coman e Iturbe) come i pugili quando tentano di andare al bersaglio grosso e sventolano pugni in libertà.
Chissà se andranno a segno. Il Napoli ha mantenuto un profilo basso non solo in omaggio al bilancio che accusa i primi segni rossi.
Non vorremmo che Sarri cadesse nell’illusione di Benitez, e cioè che, in attesa di una difesa meglio registrata, è l’attacco dei 104 gol di due stagioni fa che deve vincere le partite. Non si segnano gol a volontà nel campionato italiano e sono le difese a fare classifica.
Però, vietato deprimersi. Il nuovo Napoli, non meno delle altre squadre, è un cantiere aperto, come la Metropolitana. Si spera che i lavori di Sarri finiscano presto. Sarebbe stata benedetta la prossima, immediata sosta se non fosse che va via mezza squadra (sei giocatori azzurri in partenza con le loro nazionali). E, allora, ci saranno lavori ridotti a Castelvolturno.
Per giunta la stagione si intensifica. Arriva già l’Europa League, snobbata dai tifosi napoletani come se fossimo stati sempre in Champions (cinque volte), mentre nutrita è stata la presenza azzurra nelle “seconde” coppe europee (34), e anche De Laurentiis storce il naso perché l’Europa League porta una trentina di milioni se si va fino in fondo contro i cento e più milioni della Champions.
Forse, sarà necessario scegliere. Meno sacrifici e meno ambizioni europee per dare il massimo in campionato. Tanto per dire, Legia Varsavia-Napoli al secondo turno dell’Europa League si piazza fra Napoli-Juventus e Milan-Napoli. Più della «bella figura» a Varsavia contano i punti da sgraffignare in campionato.
Sarri ha previsto cautamente un settimo posto perché quest’anno, in alto, ci saranno in lizza Inter e Milan (mah!). Con Juve e Roma, che prenotano i primi due posti (secondo mah!), tertium non datur.
Aspettiamo di vedere il Napoli di Sarri al massimo della condizione per capire dove può arrivare. Intanto, altro vecchio difetto del passato da cancellare a partire da stasera, la squadra solida, corta, compatta che, improvvisamente, si liquefa, perde le distanze e, come il cervello di Orlando, va con la testa sulla luna.