Calcio
Torna alla ricerca
Supercoppa: terza sfida con la Juventus
di Mimmo Carratelli
Si va a Doha, Qatar, quattromila chilometri verso il Tropico del cancro, otto ore di volo sorvolando Grecia, Turchia, Siria, Iraq e il Golfo Persico, orologi avanti di due ore, Napoli-Juventus di Supercoppa si gioca alle 20,30 locali, quindi le 18,30 in Italia.

E’ inverno in Qatar e non ci saranno le infuocate temperature sino ai 46 gradi dell’estate micidiale.

La Supercoppa italiana, dopo avere vagato per lungo tempo, dal 1988, negli stadi di Milano, Genova, Roma, Torino, una volta fermandosi al San Paolo (1990: Napoli-Juventus 5-1), si propone ormai in luoghi lontani, America, Africa, Asia, dove spesso ha offerto uno spettacolo ridotto.

Sono state Washington (1993), Tripoli (2002), Rutheford nel New Jersey (2003), Pechino (2009, 2011, 2012) le sedi esotiche della super-sfida nazionale. Oggi tocca a Doha nel Qatar che ospiterà il Mondiale di calcio nel 2022.

Il Qatar, sulla carta geografica, ha la forma della Sardegna, metà più piccolo dell’isola italiana, con la parte meridionale attaccata all’Arabia Saudita, tutto proteso nel Golfo Persico. Il petrolio ha reso ricco un paese di pescatori e cercatori di perle.

Doha, dall’alto, appare come un puntaspilli con una serie di grattacieli infilati sul suolo che è poco più grande di Napoli. L’edificio più alto arriva a 300 metri, in progetto nuovi grattacieli da 500 e più metri.

Sarà un’occasione per fumare il narghilè, la singolare pipa egiziana che ha un piccolo contenitore d’acqua profumata che raffredda il fumo.

L’anno scorso la Supercoppa s’è giocata a Roma (Juventus-Lazio 4-0). Milan e Juve sono le squadre che l’hanno vinta di più (sei volte).

Il Napoli ne ha giocate due, entrambe contro la Juventus: trionfo nel 1990, sconfitta ai supplementari e polemiche nel 2012. Siamo alla terza sfida con la squadra bianconera. Da Pechino con furore, due anni fa. A Doha per la rivincita.

La volta scorsa, 11 agosto 2012, nel “Nido degli uccelli”, lo spettacolare stadio delle Olimpiadi 2008 in Cina, ottantamila posti, duemila tifosi juventini, mille napoletani, e i cinesi affascinati dalla Vecchia Signora, ci vollero i tempi supplementari per assegnare il trofeo.

I cinesi inneggiarono a Del Piero e Lavezzi, i grandi assenti della partitissima. Il Pinturicchio aveva giocato il suo ultimo match con la Juve proprio nella finale di Coppa Italia a Roma perduta contro il Napoli. Il Pocho se ne era andato a Parigi attratto dai soldi degli sceicchi.

Fu la sfida che chiuse la stagione ma, in concreto, aprì la nuova. A Pechino rispuntò l’astro di Cavani di rientro dalle Olimpiadi (Uruguay eliminato, nessun gol del Matador). In panchina l’elemento-sorpresa: Lorenzo Insigne.

Turbolenze nella squadra bianconera per i processi di Scommessopoli. Bonucci e Pepe erano in Cina, Conte al suo posto, ma mandò avanti Carrera. La Juve era in attesa di sentenze già pesantemente contestate. Il vittimismo e la rabbia juventini avrebbero prodotto una veemente “reazione” sul campo.

Dopo 90 minuti Juventus e Napoli erano sul 2 a 2. Napoli due volte in vantaggio e due volte rimontato. Apriva le marcature Cavani al 27', dopo una mancata applicazione del fuorigioco della difesa bianconera.

Il primo pareggio della Juve dieci minuti dopo con un tiro al volo da fuori area di Asamoah, appena giunto al club bianconero dall’Udinese.

Napoli di nuovo avanti con un pallonetto di Pandev su un errore di Bonucci al 41'. La Juventus trovava il nuovo pari con Vidal su calcio da rigore al 71', per uno scontro contestato dagli azzurri tra Fernandez e Vucinic in area.

Al 7' del primo tempo supplementare la Juve completava la rimonta: punizione spiovente in area di Pirlo, Maggio interveniva maldestramente di testa, autogol. Quattro minuti dopo contropiede bianconero e assist di Marchisio per Vucinic: 4-2.

Una partita furiosa tempestata dagli errori dell’arbitro Mazzoleni e dei suoi collaboratori. Sul 2-1 per il Napoli, Vucinic cercava di anticipare in area Fernandez che interveniva in scivolata: rigore dubbio accordato alla Juve.

Con la tensione alle stelle, i contatti duri si moltiplicarono e fioccarono i cartellini gialli. All'85' ne arrivava uno rosso per Pandev, espulso per una parola di troppo all'assistente.

Il Napoli restava in nove poco prima del fischio finale: Zuniga stendeva Giovinco, seconda ammonizione, espulsione. Mazzarri perdeva le staffe in panchina e veniva cacciato anche lui.

Una finale completamente mandata in malora da Mazzoleni e dall’arbitro di porta Rizzoli. In segno di protesta, il Napoli non prese parte alla cerimonia di premiazione al termine della partita.

La Juventus (3-5-2) giocò con Buffon; Barzagli, Lucio, Bonucci; Lichtsteiner (88' Padoin), Vidal, Pirlo, Marchisio, Asamoah; Giovinco (101' Giaccherini), Matri (46’ Vucinic). Il Napoli (3-5-2) schierò: De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro (62' Fernandez), Britos; Maggio, Behrami, Inler, Zuniga; Hamsik (68' Gargano); Pandev, Cavani.

Festival di gol, la sera del 1° settembre 1990, al “San Paolo”, nella prima sfida fra Napoli e Juventus. Il Napoli di Maradona era la squadra campione e la Juve aveva vinto la Coppa Italia. Diego era agli sgoccioli dei suoi sette anni azzurri, tradito dalla “polvere bianca”. Fu l’ultimo squillo del Napoli maradoniano.

La Juve era la squadra-champagne di Gigi Maifredi, venditore di bollicine e stravagante tecnico del calcio, tutto votato allo spettacolo. Fu un flop clamoroso. Il calcio-champagne non si addiceva a una formazione bianconera che aveva più solide virtù.

Da quattro anni la Juventus non vinceva il campionato e l’estemporanea soluzione Maifredi dissolse definitivamente una squadra senza più una bussola tattica. La Juve di Maifredi finì settima in campionato e i bianconeri avrebbero aspettato ancora cinque anni prima di tornare in vetta.

Quella sera del primo giorno di settembre al San Paolo la Juve presentava tuttavia un attacco delle meraviglie: Haessler, Marocchi, Casiraghi, Baggio, Schillaci.

Ma la difesa apparve spaesata nell’applicazione della “zona” predicata da Maifredi al debutto sulla panchina bianconera. Il Napoli trovò praterie invitanti per arrivare alla porta di Tacconi.

Fu un tiro al bersaglio (5-1). Dopo pochi minuti, il primo gol di Silenzi, un cavallone brado (8’). Careca straziò la difesa torinese, Julio Cesar lo agganciò in area, il pallone finì a Silenzi, lasciato libero, che insaccò comodamente.

Gli azzurri si catapultavano verso l’area della Juve e Tacconi, più volte, doveva uscire dai sedici metri a rinviare di piede. Schizzò Silenzi sulla sinistra, lanciato da Alemao, entrò in area e toccò all’indietro per Careca che segnò in perfetta solitudine (20’).

Interruppe la sinfonia azzurra un gol di Baggio su punizione (39’). Ma il Napoli andò immediatamente a bersaglio con Crippa (44’). Da destra partì il lancio al bacio di Maradona, il mediano galoppò verso l’area juventina, dribblò Tacconi, lasciato sempre in balia degli attacchi napoletani, e firmò il 3-1.

Quarta rete umiliante allo scadere del primo tempo. Maradona lanciò Silenzi, sulla destra, nella metà campo bianconera deserta (non funzionava il fuorigioco di Maifredi).

Tacconi uscì molto fuori dall’area incontro all’attaccante azzurro. Si scontrarono, ma Silenzi fu lesto a recuperare il pallone e a pennellarlo in rete da lontano (45’).

Il Napoli chiuse il festival col quinto gol nella ripresa. Un altro lancio di Maradona a Careca sulla tre-quarti, difesa juventina aperta, di nuovo un’uscita disperata di Tacconi e Careca lo superò con un pallonetto (71’).

Diego non partecipò alla goleada, ma fu l’irresistibile suggeritore delle ultime tre reti.

Gli eroi di quella serata furono Galli, Ciro Ferrara, Francini, Baroni, Corradini, De Napoli, Alemao, Crippa, Careca, Maradona, Silenzi. Parteciparono al festival anche Mauro (70’ per Silenzi) e Rizzardi (80’ per Crippa).

21/12/2014
RICERCA ARTICOLI