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Visita guidata alle chiese del Vomero
di
Dante Caporali
Nell’ambito delle visite guidate dell’associazione ”Amici delle chiese napoletane” sabato 15-10 si svolgerà la visita alle chiese di San Giovanni dei Fiorentini, San Gennaro ad Antignano, San Gennariello e San Gennaro al Vomero, quattro tra le più significative chiese del quartiere Vomero, tre delle quali legate strettamente al culto di San Gennaro, particolarmente sentito nell’antico borgo di Antignano.
La chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, costruita negli anni ’50 del secolo scorso ed aperta al culto nel 1959 ha ereditato il nome ed alcune opere d’arte dell’antica chiesa, nel quartiere dei Guantai, demolita nel 1953 a seguito della bonifica del vecchio rione Carità. Dopo la demolizione otto statue di marmo di Michelangelo Naccherino e bottega raffiguranti Apostoli e Profeti furono collocate nella Basilica dell’Incoronata a Capodimonte, mentre nove tele dei pittori toscani Marco Pino, Giovanni Balducci e Pompeo Caccini furono portate nell’attuale chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.
La chiesa moderna è decorata da un ciclo di 23 vetrate del pittore napoletano Antonio Virgilio, eseguite negli anni ‘60 e raffiguranti il mistero pasquale della Chiesa e la vita del Battista. All’artista napoletano Luigi Ciccone, allievo di Vincenzo Gemito, si devono invece l’altare, il tabernacolo e il Cristo risorto, nella mandorla, in rame sbalzato. Lungo la navata si trovano quattro tavole del pittore fiorentino cinquecentesco Giovanni Balducci, uno dei più tipici esponenti dell’arte devota della Controriforma; Decapitazione del Battista, Nascita del Battista, Predica del Battista, L’Angelo annuncia al Sacerdote la nascita del Messia. La zona absidale è ornata da cinque tele di Marco Pino da Siena, Battesimo di Cristo, Annunciazione, uno dei più bei dipinti del pittore, Riposo in Egitto, Ultima Cena e Vocazione di San Matteo. Queste opere rappresentano uno dei più importanti nuclei per la conoscenza del pittore senese, del quale si ricorda l’importante mostra monografica del 2003 a Napoli, che, articolandosi attraverso un percorso tra alcune chiese del centro antico, consentiva di visionare un importante gruppo di dipinti, tra i quali lo splendido San Michele di Sant’Angelo a Nilo, l’Adorazione dei Magi, la Natività e la Crocifissione dei Santi Severino e Sossio, il Battesimo di Gesù di San Domenico Maggiore, l’Adorazione dei Magi di San Lorenzo Maggiore, l’Incredulità di San Tommaso del Duomo, la Trasfigurazione e la monumentale Circoncisione del Gesù Vecchio, quest’ultima sistemata di recente nell’antico Refettorio dei Gesuiti, nuova sede del Museo di Fisica dell’Università.
La chiesa di San Gennaro ad Antignano ha il titolo di Basilica Pontificia come la Basilica di Pompei e dipende direttamente dalla Santa Sede. Fu edificata a partire dal 1904, consacrata nel 1932, istituita in parrocchia nel 1956 e conclusa nel 1968 in tutte le sue parti, per volere di monsignor Gennaro Sperindeo in sostituzione della Cappella Vacchiano, eretta nel 1707 dai proprietari della vicina Villa Pontano ad Antignano, proprietà che si estendeva fino alla chiesa di San Gennariello, ed abbattuta tra il 1895 e il 1897.
La presenza nella zona di Antignano di tante chiese dedicate a San Gennaro si spiega con l’antica tradizione che voleva in tali luoghi il passaggio delle reliquie del Martire durante la loro traslazione tra il 413 e il 431 d.C. dall’agro Marciano, località della sua prima sepoltura posta nell’attuale zona di Via Terracina a Fuorigrotta, alle catacombe di Capodimonte, passando lungo la Via Antiniana, tratto dell’antica Via Puteolis-Neapolim per colles, e l’avvenimento del primo miracolo della liquefazione del sangue. Si tramanda che durante la sosta del corteo uscisse da una casa di Antignano una pia donna che aveva conservato il sangue del Santo in alcune ampolline e che, portate queste a contatto con i resti del Martire, il sangue cominciò a ribollire e si sciolse. Secondo la tradizione sul luogo fu eretto un altarino e su di esso fu posta una testa di marmo del Santo; in seguito sullo stesso sito, nella biforcazione tra le Vie San Gennaro ad Antignano e San Gennaro al Vomero, fu eretta la Cappella Vacchiano. C’è ancora da ricordare che il re Ferdinando II di Borbone aveva acquistato la Cappella ed il terreno adiacente per costruire una grande basilica dedicata a San Gennaro, sul modello di San Francesco di Paola. La prima pietra fu gettata il 4 maggio 1859 dal cardinale Riario Sforza ma la costruzione fu interrotta nel 1860 per la caduta del Regno Borbonico e fu ridotta a palazzo privato, riconoscibile nell’edificio fronteggiante la chiesa.
L’interno della chiesa è articolato in tre navate, divise da 12 colonne di granito con capitelli, con transetto e abside semicircolare, impianto tipico delle basiliche paleocristiane. Sulla parete della navata minore destra un bassorilievo in marmo raffigura l’offerta delle ampolle al vescovo di Napoli, Giovanni I, che guidava il corteo. Sulla parete della navata minore sinistra una targa marmorea ricorda la fondazione della chiesa nel 1904 e la sua elevazione da parte di Papa Pio X a Basilica Minore nel 1909 e Pontificia nel 1912. Il mosaico del catino absidale con San Gennaro orante, eseguito dai mosaicisti vaticani nel 1960, è ripreso dagli affreschi delle catacombe di San Gennaro.
San Gennariello o Piccola Pompei è la più antica delle chiese del Vomero e sarebbe stata edificata nel punto esatto del primo miracolo di San Gennaro, avveratosi, secondo un’antica tradizione, nel sec. V durante la traslazione delle reliquie del Santo dall’agro Marciano alle catacombe di Capodimonte. Invece la prima notizia certa della liquefazione del sangue risale al 1389, secondo quanto riferito da un documento angioino manoscritto a Napoli, noto come Chronicum siculum.
La chiesa esisteva nel sec. XIII perché in un documento dell’epoca si legge che un terreno della zona confinava con la chiesa di San Gennaro. Inoltre la chiesa viene citata in un atto notarile del 1472 relativo all’acquisto di una villa da parte dell’umanista Giovanni Pontano, nel quale si legge che la proprietà si estendeva da Antignano fino alla chiesetta di San Gennariello. Nel 1513 fu ricostruita ed alla fine del ‘600 era nota come San Gennaro alle Gradelle, perché per accedervi si dovevano salire alcuni gradini. Fu affidata ai Cistercensi dal 1711 al 1807, anno in cui furono espulsi per la soppressione degli ordini religiosi da parte di Giuseppe Bonaparte. Fu tenuta dal 1821 al 1865 dai Frati Minori Conventuali di San Lorenzo Maggiore, che la riebbero nel 1920.
La facciata della chiesa presenta un portale in piperno al di sopra del quale c’è un rilievo marmoreo con San Francesco, messo al posto della testina di San Gennaro presente dal 1897 al 1941, anno in cui fu trasferita su un monumentino in piperno presso la chiesa. di San Gennaro ad Antignano. Sul lato sinistro della facciata, incastrata nel muro, si nota un’ara romana trovata in loco, a testimonianza dell’antica frequentazione della zona. La chiesa è più nota come “Piccola Pompei” per un’immagine molto venerata della Madonna di Pompei dipinta nel 1945 dal frate Padre Stefano Macario. All’interno, ai lati dell’ingresso, vi sono due lapidi marmoree. La lapide di sinistra fu trasferita dalla Cappella Vacchiano dopo la sua demolizione e ne ricorda la fondazione al 1707; quella di destra risale al 1513 e ricorda che su una pietra collocata accanto alla parete sarebbe stata poggiata la testa del Martire durante la sosta del corteo ad Antignano. Ai lati dell’altar maggiore due piccoli bassorilievi in marmo ottocenteschi raffigurano il martirio e la glorificazione di San Gennaro.
La prima pietra della chiesa di San Gennaro al Vomero fu posta dal cardinale Guglielmo Sanfelice nel 1892. Danneggiata dal terremoto del 1930, fu consolidata e riaperta al culto nel 1931. Gli eventi sismici del 1980 causarono ancora notevoli danni, rendendosi quindi necessaria una nuova ristrutturazione. L’edificio è in stile neoclassico a croce latina con sei arcate e a navata unica con transetto. L’altar maggiore è settecentesco, ornato con marmi policromi e graziose testine di cherubini. Nella nicchia della parete di fondo si nota un busto di legno policromo di San Gennaro sette-ottocentesco.
Le opere d’arte di maggior pregio sono quattro tele provenienti dal monastero di Santa Patrizia soppresso nel 1864. Sotto la prima arcata sinistra San Benedetto e storie della sua vita, trittico datato 1475, esposto nel 1997 a Castel Nuovo per la mostra del Quattrocento aragonese. Nella parte centrale del quadro in basso un’iscrizione ricorda il nome della committente, che potrebbe essere identificata in una donna Ianuaria Caracciolo, monaca o badessa di Santa Patrizia. Sotto la terza arcata sinistra Madonna delle Grazie, tavola di ignoto datata 1510. Nel transetto all’altare sinistro Dormitio Virginis, polittico datato 1508 e attribuito a Nicola Credenza con al centro la Dormitio Virginis, ai lati i Santi Giovanni Battista e Patrizia, in alto Incoronazione di Maria tra i Santi Benedetto e Antonio da Padova, nella predella Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi, Resurrezione, Ascensione, Pentecoste. Nel pannello centrale, in basso, si nota un monogramma che potrebbe indicare la firma del pittore. All’altare destro del transetto Santissima Trinità e Santi, tela attribuita a Fabrizio Santafede.
Commenti all'articolo
Riscoperta della storia e delle tradizioni del Vomero
Finalmente una valida iniziativa culturale che ci permette la visita di alcune importanti presenze storico-artistiche e religiose di questo quartiere ormai soffocato quasi perennemente da traffico, rifiuti non raccolti e venditori ambulanti. Ce ne vorrebbero tante di associazioni come quella degli "Amici delle chiese napoletane" per poterci riappropiare di questo territorio vomerese, la cui secolare storia resta probabilmente ancora ignota a molte persone che l'attraversano giornalmente, in particolare le giovani generazioni.
2005-10-13 23:42:32 - Valentina
Grazie agli "amici delle chiese"
Un'altra lodevole visita organizzata da questa benemerita associazione che ci conduce ogni settimana gratuitamente in giro per la nostra città
2005-10-13 14:30:37 - Goffredo
Bravo
Veramente bravo Dante Caporali tra i fondatori dell'associazione "Amici delle chiese napoletane", che ogni settimana ci propone splendidi itinerari
2005-10-13 14:27:00 - Tiziana Carignani
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