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Villaricca: la storia e la Festa del Giglio
di Paola La Nave

Un’espressione dialettale che veniva usata per indicare un luogo molto lontano, quasi impossibile da raggiungere, è “Ma dove stai? A Panecuocolo?”

Ebbene, Panecuocolo (più precisamente Panicocoli) è invece tutt’altro che lontana da Napoli: si trova infatti a soli 13 km a Nord-Ovest del capoluogo.

Ha anche cambiato nome: dal 13 maggio 1871 , con regio decreto, Panicocoli diventa Villaricca.

Sembra che il cambiamento si sia reso necessario per evitare le troppo frequenti burle di cui era fatto oggetto l’antico nome da parte della “gente idiota” come si legge in una delibera comunale del 1862.

Esistono molteplici pareri circa l’origine del nome; la più probabile sembra essere quella che vuole il paese sviluppatosi intorno ad uno o più forni per la cottura del pane.

La storia di questo paese è molto antica, ricca di alterne dominazioni. Già 500 anni prima della nascita di Cristo si insediò nel territorio dell’odierna Villaricca un gruppo di Osci e Sanniti; ma il ritrovamento, avvenuto nel 1955, di reperti archeologici fa pensare che la nascita del villaggio risalga a migliaia di anni prima di Cristo.

Nel periodo della decadenza romana, intorno ai secoli IV e V d.C., il villaggio potrebbe essere stato un accampamento militare, a giudicare dal perimetro dell’abitato, di forma quadrangolare e dalla rete viaria.

Verso la metà dell’XI secolo troviamo Villaricca divenuta presidio normanno.

Una curiosità legata sia alla storia del paese, sia ai suoi “originali” nomi: agli inizi del XIX secolo, quando Murat salì sul trono di Napoli, il paese si chiamò per un breve periodo Gioacchinopoli, in omaggio al nuovo re.

Ma tutto ritornò come prima non appena Ferdinando IV riguadagnò il trono. Un’ottima occasione per visitare questa cittadina così ricca di storia è data dall’antica e spettacolare Festa del Giglio, che si tiene nel mese di settembre; quest’anno la festa, della durata di una settimana ricca di iniziative e spettacoli, avrà inizio sabato 12, per terminare domenica 20, giorno clou dedicato alla ballata del Giglio, che avrà luogo dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 24.00.

Non si conosce la data della prima Festa del Giglio, ma si sa per certo che già agli inizi del XX secolo rappresentava una tradizione consolidata nella cultura della cittadina. Nell’antichità si trattava di una festa pagana.

Il Giglio è rappresentato da una costruzione di forma piramidale in legno, alta 25 metri, rivestita anteriormente con decorazioni in gesso e cartapesta, recante alla sommità la statua di un santo o di una Madonna, in genere San Rocco, San Gennaro o la Madonna dell’Arco, patroni di Villaricca.

La costruzione del Giglio avviene due o tre giorni prima della festa nella piazzetta antistante la parrocchia di S. Maria dell’Arco, ad opera di artigiani specializzati, quasi sempre provenienti da Nola.

Il Giglio viene trasportato all’incrocio tra corso Matteotti e via Sei Martiri, e lì ancorato alle terrazze delle case circostanti mediante robuste funi. La credenza popolare voleva che chiunque si rifiutasse di “prestare” la propria terrazza per questo scopo sarebbe stato colpito, entro un anno, da una grave disgrazia.

Poi il Giglio viene benedetto dal parroco e si dà subito dopo inizio, tra il clamore della folla, alla musica suonata dalla banda che apre la festa vera e propria.

Il Giglio viene poi portato a spalla da un gruppo di persone, la paranza, che a tempo di musica farà “ballare” la gigantesca e pesante costruzione (alcune decine di quintali): il capoparanza stabilisce quando far riposare il gruppo, dopo averlo incitato al suono di un fischietto, a recarsi sotto le travi che permetteranno di sollevare il Giglio.

Ed è proprio questo il momento più suggestivo della festa, ma non è l’unico: si ripete infatti ogni volta che, durante il cammino, il Giglio viene lasciato cadere di colpo e poi nuovamente risollevato. Tutto ciò accade al grido “sott ‘e varr” (sotto le travi) quando decine e decine di braccia si levano al cielo e poi, ad un segnale del capoparanza, viene alzato il Giglio.

A questo punto molte persone della folla improvvisano danze, canti e tarantelle, accompagnando così il Giglio per tutto il percorso.

L’operazione del posare e risollevare il Giglio dura circa 5 minuti, dopo i quali il capoparanza grida “cuonce cuonce e ghièttà” (piano piano e gettare) e lo fa depositare a terra con un forte tonfo; ancora pochi minuti e tutto ricomincia, per andare avanti così fino a notte inoltrata.

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