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Recensioni
Colette, di Wash Westmoreland
di Giovanna D'Arbitrio
Colette, di Wash Westmoreland , è un biopic sulla vita della scrittrice francese, Colette, pseudonimo di Sidonie Gabrielle Colette (Saint-Sauveur 1873-Parigi 1954), scrittrice, sceneggiatrice e attrice teatrale francese, considerata fra le maggiori figure della prima metà del XX secolo.

Il film inizia quando Gabrielle (Keira Knightley) lascia la sua casa in campagna nel 1893 a vent'anni per sposare Henry Gauthier-Villars, detto Willy (Dominic West), noto scrittore e critico che a Parigi la introduce nei salotti letterari e artistici. In difficoltà economiche per i suoi debiti, Willy per denaro impone alla moglie di scrivere racconti sfruttando il suo talento.

Mescolando i suoi ricordi bucolici con episodi piccanti ben accolti dalla società libertina della Belle Époque, Gabrielle scrive una serie di racconti intitolata Claudine che ottiene un grande successo. Willy se ne appropria, firmando i suoi libri e tiranneggiandola, ma l’amore per Missy (Denise Gough), Mathilde de Morny, aristocratica lesbica francese, incoraggia in seguito Gabrielle a troncare il rapporto con il marito e a pubblicare i romanzi con il suo nome.

Il cinema sembra prediligere in questi ultimi tempi il tema della condizione femminile, in particolare in campo artistico dove spesso in passato diversi uomini hanno avuto successo, sfruttando il talento di mogli e compagne. Colette , in effetti arriva dopo Big Eyes, Mary Shelley, The Wife, sottolineando soprattutto il rapporto della scrittrice con il marito e le sue tendenze bisessuali, ma non riesce a dar vera vita ad un personaggio poliedrico e molto complesso che ai suoi tempi si distinse in vari campi: autrice di numerosi libri, attrice di music-hall, critica teatrale e cinematografica, sceneggiatrice. Insomma fu senz’altro una figura iconica dell’emancipazione femminile, mito nazionale in Francia.

Nel 1953 in occasione dei suoi 80 anni, Colette ricevé la medaglia della Città di Parigi, il grado di Grande Ufficiale della Legione d'onore, l'elezione a membro onorario del National Institute of Art and Letters di New York. Alla sua morte nel 1954 a Parigi, la Chiesa le rifiutò il rito religioso, ma in compenso le vennero concesse le esequie di Stato. Dai suoi romanzi e racconti furono tratti numerosi film, come due versioni di Gigi e quella teatrale nell'omonimo spettacolo a Broadway nel 1951.

Concludendo, anche se la sceneggiatura di Wash Westmoreland, Richard Glatzer, Rebecca Lenkiewicz non riesce a dare un’immagine esaustiva del personaggio, notevoli appaiono fotografia (Giles Nuttgens), musiche (Thomas Adès), costumi (Andrea Flesch).

Il film è candidato al British Independent Film Awards per il premio come miglior attore a Dominic West e quello per migliori costumi a Andrea Flesch.

14/12/2018
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