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ANM, corsa verso il baratro
un patto oltre gli egoismi
di Vittorio Dell'Uva (da: Il Mattino del 17.08.2017)
C'è uno scandalo vero, nella città dei corni, dei frizzi e dei lazzi, che si trascina da anni, e che da anni sembra appassionare poco, pur toccando la carne viva e i nervi scoperti di centinaia di migliaia di napoletani.

È lo stato di coma in cui versa il trasporto pubblico su gomma, nonché l'incertezza assoluta che avvolge il futuro dell'Anm, la quale tra sforbiciate e riduzioni di orario già da tempo non è più in grado di assicurare ai cittadini e ai turisti un sistema di mobilità degno di questo nome.

Nuovi esuberi a partire da ottobre, fino a circa un centinaio oltre ai 194 già previsti dallo stato di crisi, un'altra stretta alla cinghia per evitare la bancarotta finanziaria dopo quella, ormai conclamata, del servizio di trasporto pubblico offerto ai cittadini.

Perciò chiediamo, e lo facciamo oggi che le strade sono ancora deserte: chi intende occuparsi (e preoccuparsi) del tracollo dell'Anm, dei tempi di attesa insopportabili alle fermate, dei bus vecchi e malconci che da settembre ricominceranno ad arrancare e sbuffare nel traffico, proprio mentre la città è al centro di una ripresa turistica senza precedenti?

Se la logica del trasporto integrato ha un senso, e se ha un senso l'idea stessa di area metropolitana, e soprattutto, se ha un senso la collaborazione istituzionale, i destini delle due principali aziende di trasporto - l'Anm, che gestisce anche le linee 1 e 6 della metropolitana e le quattro funicolari, e l'Eav, che gestisce Circumvesuviana e Circumflegrea - dovrebbero essere incrociati, come incrociate dovrebbero essere le politiche di rilancio, le strategie per evitare il tracollo.

E invece accade il contrario, mentre sembra farsi strada una perversa logica di veti e dispetti che rischia di spezzare definitivamente le gambe all'anello più debole della catena, cioè l'Anm guidata da Ciro Maglione.

L'Eav, come puntualmente documentato in questi giorni da Pierluigi Frattasi sul Mattino, ha già da tempo avviato un radicale piano di rilancio basato su tre linee d'azione: abbattimento dei debiti, nuovi investimenti e sblocco del turn over.

Anche grazie ai 600 milioni di euro stanziati dal governo, la società regionale che gestisce la Circum - il cui servizio, va tuttavia ribadito, continua a essere pessimo - ha annunciato per settembre un piano per 100 prepensionamenti e 350 assunzioni per i prossimi tre anni.

Un'operazione addirittura «storica», l'ha definita il presidente della società, Umberto De Gregorio, che secondo alcuni sarebbe il vero candidato del governatore De Luca come futuro sindaco di Napoli. 

Immersa nei guai fino al collo è invece l'Anm, al 100% pubblica e in mano al Comune, in piena crisi finanziaria e in perdita secca ormai da anni. La prospettiva di garantire un servizio minimamente decente ai cittadini esasperati sembra passata in secondo piano rispetto allo sforzo disperato di far tornare i conti.

Sono già stati avviati dei contatti con Ferrovie dello Stato per vendere almeno una parte della Società comunale, ma la trattativa è solo all’inizio e la musica per ora è sempre la stessa: siamo alla canna del gas, la Regione ci aiuti anziché tagliare i trasferimenti (cioè le risorse).

Purtroppo il futuro immediato (ovvero la ripresa di settembre) non lascia presagire nulla di buono né sul fronte dei conti né su quello dei servizi. Vediamo perché.

A giugno l’Anm ha proclamato lo stato di crisi con 194 esuberi, di cui 40 da estinguere con i prepensionamenti. Senza chiarezza sul piano industriale, senza le risorse per pagare i dipendenti, senza un progetto di rilancio che si ponga l’obiettivo di migliorare la qualità del servizio, l’azienda, già decotta, rischia di sprofondare in un buco nero.

Il fallimento delle politiche di risanamento del Comune, che non ha più un euro in cassa e dunque non è più in grado di garantire la continuità dei trasferimenti alla «sua» azienda di trasporto, impedisce, di fatto, ogni possibilità di rilancio.

Le conseguenze di questo flop le vediamo già e ancora più le vedremo nei prossimi mesi con i nostri occhi: corse tagliate, personale insufficiente, nessun controllo contro gli evasori, tempi di attesa ancora più lunghi alle fermate.

Nelle scorse settimane, la Regione Campania ha dato il via libera agli scivoli per i prepensionamenti dei dipendenti delle società del trasporto pubblico locale. Sulla carta, una buona notizia per tutti. Una boccata d’ossigeno per consentire alle aziende in crisi di rimettersi in carreggiata.

Il disciplinare prevede un sostegno da 18 milioni di euro destinato proprio agli esodi incentivati per assorbire gli esuberi.

L’Anm, tuttavia, non potrà servirsene, almeno per adesso, perché con la modifica dell’articolo 5 si è deciso di assegnare la priorità nell’accesso alle risorse alle società partecipate di Palazzo Santa Lucia, Eav e Air. Alle altre aziende di trasporto, compresa l’Anm, saranno destinate soltanto le risorse non utilizzate, e in un secondo momento.

Troppo tardi e troppo poco: così rischiano di andare a sbattere, come capitan Schettino contro gli scogli, non solo l’Anm ma anche la Ctp, la Sita di Pontecagnano, la Clp di Caserta e tanti privati. Ma la politica può ridursi a un eterno braccio di ferro tra chi detiene le chiavi della cassa e chi galleggia nell’incertezza?

Questi argomenti, che attengono al funzionamento (e alla vita quotidiana) di una città per tanti versi già deprivata dei suoi servizi essenziali, sembrano non appassionare l’opinione pubblica e tantomeno le cosiddette elíte, almeno non quanto il dibattito sulla deriva trash delle future installazioni, più o meno falliche, sul lungomare.

E allora ribadiamo la domanda: qualcuno intende occuparsi (e preoccuparsi) del destino dell’Anm – che riguarda tutti da vicino – con un piano di salvataggio basato su finanziamenti certi e duraturi, sull’integrazione delle risorse e su una politica dei trasporti in grado di dare finalmente un senso a quell’idea di area metropolitana rimasta finora solo sulla carta?

Questo giornale ha espresso più volte l’auspicio che tra il sindaco De Magistris e il governatore De Luca riprendesse un dialogo costruttivo più volte interrotto da veti e convenienze incrociate, oltre che da spigolosità e caratteri forse inconciliabili.

Di questa ripresa di dialogo si cominciano finalmente, in queste settimane, a intravedere i primi spiragli. Se siamo sulla strada giusta è presto per dirlo. È certo però che il disastro dell’Anm (e il suo salvataggio) rappresenta il primo, vero banco di prova.

Una prova di maturità politica e istituzionale che superi gli steccati – tanto spesso penosi – della politica dei dispetti, degli orticelli separati e delle alzate di spalle.
18/8/2017
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