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La primavera napoletana degli sport a squadre
di Adriano Cisternino
“Tituli” conquistati, “tituli” sfiorati, mancati per un soffio, applausi, consensi e simpatie riscosse su tutti i campi, in tante discipline.

La primavera dello sport napoletano e campano in generale sta per concludersi con un bilancio esaltante, soprattutto per gli sport di squadra che sono quelli in cui è più difficile coagulare forze tecniche e agonistiche di un gruppo di atleti intorno ad un unico obiettivo e poi centrarlo.

L'impresa più straordinaria è senza dubbio quella del Benevento calcio appena sbarcato in serie A per la prima volta nella sua storia.

Tifosi e sportivi di tutta la Campania già pregustano l'inedito derby col Napoli che aprirà un nuovo, eccitante capitolo del calcio regionale dopo i derby con l'Avellino di qualche decennio fa.

L'impresa del Benevento di Baroni affianca la splendida stagione del Napoli di Sarri che ha riscosso simpatie, in Italia ed all'estero, perché riconcilia con la più semplice, la più spontanea e la più efficace delle definizioni di questo sport: il calcio è allegria.

E di allegria questo Napoli (vedovo Higuain) ne ha distribuita tanta dappertutto, al punto da meritare lo scudetto del bel gioco, dello spettacolo, che poi è il più autentico e sincero, perché conquistato senza “aiutini” arbitrali o altre circostanze fortunate.

Dal prato al parquet ed abbiamo appena salutato il ritorno in A2 del basket cittadino con il Cuore Napoli, che riporta qui la pallacanestro di livello, nonostante le perenni difficoltà sul capitolo impianti che l'incapacità della politica sembra si sforzi di complicare più che risolvere.

Il tutto mentre ad Avellino i sogni di scudetto nel canestro si sono infranti solo al penultimo ostacolo dopo un'esaltante stagione.

Ma eccoci anche pronti a festeggiare un'altra promozione, quella della Barbato Cesport di pallanuoto in A2.

Un risultato che allarga gli orizzonti agonistici cittadini di questa disciplina, da ora presente in serie A con quattro squadre, dopo Canottieri, Posillipo e Acquachiara già stabilmente in A1.

La promozione della Cesport estende alla collina vomerese l'interesse territoriale per questo sport: Napoli da sempre esprime una culla della pallanuoto italiana, una fucina di campioni.

Non a caso il primo e il maggior numero di scudetti degli sport a squadre qui è arrivato proprio dall'acqua, a partire dalla Rari Nantes (1939), guidata da quell'ungherese che si chiamava Bandy Zolyomy arrivato qui quasi per caso, e che poi si è rivelato un autentico mago della disciplina.

Erano di scuola napoletana anche tre componenti dell'oro di Londra '48: dal mitico Gildo Arena a Pasquale Buonocore e Emilio Bulgarelli.

Ma la pallanuoto napoletana quest'anno gioisce anche per lo straordinario terzo posto nel massimo campionato della Canottieri Napoli, tornata così in Champion League a distanza di 27 dall'ultimo scudetto, nel '90, quando tra le calottine giallorosse guidate da Enzo D'Angelo c'era proprio Paolo Zizza, attuale allenatore.

Ed è un successo davvero straordinario perché ha un sapore antico: a differenza delle altre concorrenti, la Canottieri è squadra “fatta in casa”, cioè senza stranieri e con otto tredicesimi “under 23”, nati in Campania, ed il capitano è Fabrizio Buonocore, classe '77, ex-Posillipo ed ex-azzurro, nonché figlio di Fofò, un'istituzione della pallanuoto e della stessa Canottieri Napoli.

Una squadra insomma che rievoca i successi della pallanuoto napoletana di tempi in fondo non lontanissimi, in cui i club nostrano scovavano ed allevavano in casa i loro campioni, e nascevano personaggi come Franco e Pino Porzio che, una volta usciti dalle piscine, dopo aver vinto di tutto e di più, hanno inventato l'Acquachiara, che oggi è la terza realtà d'eccellenza cittadina in A1.

E c'è anche un'Acquachiara “rosa”, che ha appena sfiorato un'altra promozione il A1, allenata da Barbara Damiani (moglie e madre degli Scotti Galletta), a suo tempo giocatrice della Delandro Fuorigrotta, prima squadra di pallanuoto femminile sorta in Italia, quando questo settore non era riconosciuto neppure dalla Fin.

E un passaggio in questa rapida carrellata lo merita anche l'Amatori Napoli Rugby che dopo aver ricostruito un centro cittadino di rugby nell'ex-area Nato di Bagnoli, ha mancato proprio sul filo di lana la promozione in serie A, nella finalissima playoff con il Cus Torino.

Ma anche questo successo sfiorato è un segno di rinascita in città di una disciplina che solo due anni fa ha festeggiato i cinquant'anni del primo dei due scudetti consecutivi della Partenope che hanno fatto storia nello sport cittadino.

Non a caso l'Amatori è presieduto da Diego D'Orazio, figlio di Raffaele D'Orazio, terza linea di quel “quindici” che ha scritto la storia dello sport napoletano.

17/6/2017
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