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Addio, cara Nicoletta
di Giovanna D'Arbitrio
Nicoletta D’Arbitrio, mia sorella, il 25 maggio 2017 ha lasciato questo mondo dopo una coraggiosa lotta contro un male incurabile.

Personaggio noto a Napoli in campo culturale per tutte le sue attività e iniziative, a lei da tempo veniva dedicato ampio spazio su giornali cartacei e siti on line.

Nicoletta era nata a Napoli nel 1948, a Capodimonte, nell’antica casa dei nostri nonni materni, da Ada Mastropaolo e Salvatore D’Arbitrio, in una bella famiglia, ricca di cultura, valori e ideali. Dotata di senso artistico e grande manualità, volle iscriversi all’Istituto d’Arte e poi all’Accademia di Belle Arti.

Terzogenita di quattro figlie, questa volitiva sorella, un tempo bambina tranquilla e riservata, pian piano nella vita ha trovato una sua strada che ha percorso con ferrea volontà e sacrificio.

Divenuta restauratrice di tessuti antichi, docente al biennio di specializzazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli, autrice di diversi libri, nonché di mostre ed eventi culturali, un tempo anche rappresentante del CLAAI (Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane), Nicoletta si è sempre trovata a suo agio tra le antiche vestigia del passato che ha riportato allo splendore, combattendo la disinformazione sui tessuti con paziente ricerca ed approfonditi studi di archivio per far comprendere quanto sia importante inquadrare i tessuti da restaurare nell’epoca in cui furono realizzati.

Pur lavorando in magnifici edifici storici, ha sopportato in essi freddo, umidità e assenza di ogni confort per lunghe ore in assoluta solitudine, concedendosi solo qualche panino, per anni il suo pranzo abituale.

Essendo soggetto allergico, inoltre, ha rischiato anche attacchi di asma, mettendo in pericolo perfino la sua vita. Quando subiva qualche ingiustizia ed era molto nervosa, fin da bambina concludeva il discorso dicendo: “Eccetera, eccetera, eccetera…”.

Talvolta ho pensato che mia sorella, non avendo avuto figli, abbia riversato tanto amore su quei tessuti antichi che faceva “rinascere”, riportandoli allo splendore. Il suo lavoro più impegnativo, forse è stato quello portato a termine nella chiesa di San Domenico Maggiore sugli abiti dei nobili spagnoli sepolti nelle arche della sacrestia: una grande fatica non solo a livello intellettuale, ma anche fisico, considerando che era costretta a lavorare su quei tessuti, ridotti dal tempo a brandelli, in una gelida cella in cui non le veniva consentito nemmeno l’uso di una piccola stufa. Quanti sacrifici!

Desiderosa poi di far conoscere l’arte e la cultura napoletana anche al di fuori della Campania, da qualche anno si era attivamente impegnata in mostre organizzate all’estero, a Parigi, Londra, New York, Tokio, Strasburgo e così via.

Ha scritto numerosi libri e mi sembra giusto ricordarne qui alcuni, come La Tavola del Re, L’Età dell’oro, I Borghi e le Strade dell’Arte di Napoli, Carolina Murat,, Il Palazzo Reale di Napoli negli anni di Ferdinando II, Villa Maria, Ischia- Architettura Rupestre , Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli e tanti altri testi (reperibili on line), elaborati in collaborazione con l’architetto Luigi Ziviello, suo marito, al quale Nicoletta ha donato non solo affetto in tanti anni di matrimonio, ma anche pazienti ricerche d’archivio e accurati studi sulla storia napoletana, approfondimenti spesso scaturiti dai suoi restauri.

L’infaticabile Nicoletta ha avuto un costante, disinteressato obiettivo: valorizzare il patrimonio storico ed artistico di Napoli e della Campania, patrimonio al quale ella stessa, come restauratrice di tessuti antichi, nonché storica dell’arte, ha dedicato tutta la sua vita con amore e professionalità.

Una donna da ricordare, non solo come cara sorella, ma come un esempio di pazienza, volontà, professionalità, dedizione all’arte e alla cultura.

E infine, cara Nico (come ti chiamavo sempre), non avendo più parole, sopraffatta dalla commozione, come te concludo dicendo: “Eccetera, eccetera, eccetera…”.

26/5/2017
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