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Cultura
Le amenità del capo di Posillipo 2
di Franco Polichetti
Concludendo un mio scritto del trascorso luglio sui parchi Vergiliano e Virgiliano annunciai che avrei completato quell’articolo con una seconda parte nella quale avrei parlato:

• del Parco Archeologico di Posillipo o Pausilypon
• del Parco archeologico sommerso di Posillipo
• della Villa della Gaiola a Posillipo

Riprendo ora quella descrizione cominciando dal Parco Archeologico di Posillipo o Pausilypon.

Questo Parco comprende all’incirca tutta l’estremità occidentale della collina di Posillipo fino alle ultime propaggini che a picco s’immergono nel mare.

Quasi tutta l’estensione faceva parte dei giardini che circondavano la villa che il generale romano Publio Vedio Pollione si fece edificare dopo la vittoriosa battaglia di Azio (31 a.C.) dove fu al servizio di Augusto, avendo deciso di trascorrere i suoi ultimi anni in questo splendido “terrazzo” che si affaccia sull’isola della Gaiola e sulla Baia di Trentaremi, che è contenuta fra due estremi promontori di Posillipo, che si protendono verso il mare.

Per una più agevole comprensione dei luoghi, inverto la descrizione soffermandomi prima sull’isola della Gaiola. Questa è situata più ad occidente della baia di Trentaremi ed è caratteristica perché costituita da due isolotti uniti tra loro da uno stretto ponte in muratura. È più nota però soprattutto per la fama leggendaria di luogo maledetto.

È la più piccola fra le isolette che coronano il golfo di Napoli.

Si trova di fronte a Posillipo, al centro del parco da poco costituito, che da essa è stato denominato “Parco Sommerso della Gaiola”.

Si tratta di un'area protetta di circa 42 ettari di estensione, in cui ricade l’isola collocata nelle immediate vicinanze della costa, a soli 30 metri di distanza dalla battigia.

Nell'antichità l'isola fu chiamata Euplea, dal greco euplous = felice navigazione e quindi, protettrice dei marinai, in onore di Venere Euplea.
Infatti su di essa sorgeva un tempio dedicato a Venere, risalente all'epoca Romana.

Alla base delle due isolette sono stati rinvenuti i resti di altre strutture antiche ricollegabili alla stessa età.

Ora tutte queste rovine comprendenti anche il piano più basso della Villa Imperiale sono sommerse e si sono tramutate nell'habitat naturale di alcune specie marine, tuttavia sono ancora oggi visibili attraverso l’esplorazione subacquea o con un battello appositamente attrezzato.

Si pensa anche che l'isola abbia ospitato il poeta Virgilio, che secondo una leggenda in quel luogo esercitava i poteri magici che nel medioevo gli vennero attribuiti.

Agli inizi del Novecento l'isola sarebbe stata abitata da un eremita, noto come "Il Mago" o "Lo Stregone".

La Gaiola potrebbe essere una perfetta meta per il relax dell’uomo, ma le leggende e le tradizioni locali vogliono che la Gaiola sia maledetta, per via della morte prematura di coloro che in passato la abitavano.

La serie di sfortunati eventi avrebbe avuto inizio attorno al 1920, quando il proprietario dell'isola di allora, un certo Hans Braun, fu trovato assassinato. Poco tempo dopo, la moglie morì per annegamento in mare.

Il proprietario seguente dell'isola, il tedesco Otto Grunback, morì di infarto mentre si trovava su di essa. Agnelli che ne è stato uno degli ultimi proprietari, perse il nipote.

Ritorniamo al Parco che fu chiamato Pausilypon, dal greco “sollievo del dolore”. A sud della baia a soli trenta metri dal mare e dall’isola della Gaiola, sulla terraferma sorge la Villa di Pollione.

Si tratta, come si desume osservandone gli avanzi, di un’imponente complesso di strutture varie di residenza e di svago, distribuite nell’ampio parco che si estende lungo le balze della collina fino alla sommità, arricchite da una verdeggiante flora di essenze pregiate allora appositamente fatte quivi pervenire dal lontano oriente.

Pollione in questo meraviglioso scenario fece costruire, per il suo diletto e per quello degli amici, oltre la fastosa villa, nota anche come Villa Imperiale, un teatro capace di ben 2000 posti, un odeon per piccoli spettacoli di prosa, un ninfeo e un complesso termale.

Tutte queste strutture, in tempi relativamente a noi vicini, sono state liberate dall’interramento e dalla vegetazione che ne occultavano la vista e sono oggi fortunatamente visitabili.

Molto interessanti, tra le vestigia della Villa, sono le presenze di alcune sale di rappresentanza con tracce di affreschi murali, ancora oggi visibili, e delle condutture dell'acquedotto rivestite in malta idraulica, segno di ulteriore opulenza di chi vi soggiornava (è opportuno ricordare che i condotti in muratura rivestiti d’intonaco impermeabile venivano adoperati nella costruzione dei grandi acquedotti ma erano, molto raramente, presenti in abitazioni private che non appartenessero a ricchi).

Il Parco che si estende fino ai lembi della spiaggia è dal 2002 tutelato perché, come area marina limitrofa, è diventato parte del “Parco Sommerso della Gaiola” che comprende tutto lo specchio acqueo dai piedi del promontorio di Trentaremi alle falesie del Capo di Posillipo che si trovano alle spalle dell’Isola della Gaiola.

La Villa, come innanzi già detto, fu fatta erigere nel I secolo a.C. dal cavaliere romano Publio Vedio Pollione, un liberto di dubbia fama: si racconta che puniva i propri schiavi dandoli in pasto alle murene da lui allevate in piscine fatte ricavare nel tufo, sfruttando le numerose cavità naturali, presenti alla base della collina di Posillipo.

Si narra pure che una volta, durante un banchetto cui partecipava anche Augusto, un suo giovane schiavo ruppe un calice di cristallo. Il dominus ordinò che il servitore venisse gettato in pasto alle murene, ma Augusto, impietosito dalle preghiere dello schiavo, cercò di persuadere Pollione al perdono.

Alla morte di Pollione, avvenuta nel 15 a.C., la villa, grazie alla sua straordinaria bellezza panoramica per la sua posizione sul mare e con la vista sulla parte di Napoli, compresa tra la Penisola Sorrentina, Capri ed il Vesuvio, divenne residenza imperiale di Augusto, e di tutti i suoi successori.

L'ultimo ad abitarla fu l’imperatore Publio Elio Traiano Adriano.

Si accede a questo suggestivo e meraviglioso complesso archeologico-ambientale da via Coroglio attraverso un’imponente cripta (traforo), che si incontra al termine della strada per Coroglio.

Ritengo opportuno, per non annoiare ulteriormente i miei amici, pazienti lettori di arrestare qui la mia descrizione di questa seconda parte che doveva essere conclusiva, ma che, diventata troppo lunga, sono indotto ad ulteriormente frazionare.

Pubblicherò quindi una terza parte nei prossimi giorni. Grazie a tutti coloro che mi gratificheranno ancora con la loro attenzione. 




20/10/2016
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