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Calcio
Se il gioco del Napoli eccita tutta l’Europa
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 30.9.2016)
Il Napoli, la grande bellezza.
Fischiano le orecchie al regista Paolo Sorrentino. Tifosi storici, intrisi di sentimento, cantano senza ritegno bello accussì nun l’aggio visto mai (prendendo a prestito un verso di Libero Bovio).

Non ci sono più paragoni. Il Napoli di Garbutt, il Napoli di Vinicio, il Napoli di Maradona. Poi arriva il Napoli di Sarri e a Bologna già direbbero “così si gioca solo in paradiso”.

Era bello il Grande Torino, belle la Juve di Charles e Sivori e la Roma di Falcao, bello il Milan di Van Basten. Bello è stato il Barcellona di Guardiola.

Ma ora si parla di un’altra bellezza, più leggera e intrigante, senza grandi assi, senza primedonne, una bellezza democratica spalmata su tutta la squadra, una bellezza come promessa di felicità scriverebbe Stendhal.

Improvvisamente è un coro di esaltazione e una platea di applausi. I giudizi lusinghieri cominciano ad essere totali. Humphrey Bogart ci giocherebbe su: è il Napoli, bellezza.

Una squadra ladra perché ruba l’occhio. Una squadra che incanta. Una squadra bella e non si riesce a dire altro fin quando, l’altro ieri, il prestigioso quotidiano sportivo francese l’ha sparata a luci rosse, “l’équipe le plus sexy d’Europe”, evidentemente sollecitato dalla dichiarazione ormai famosa di Sarri (mi arrapo anche per un’amichevole).

Brigitte Bardot che gioca al pallone. La Venere di Botticelli che fa gol. Sophia Loren che avanza dribblando. Kim Kardashian col 4-3-3.

Nessuna squadra era stata mai definita sexy. Sarà anche che Napoli è una città sensuale, che il golfo ha la curva irresistibile di un lato B, che Capri e Ischia sono due seni turgidi sul mare, sarà chissà, ma non c’è stata mai una squadra sexy.

Non solo bella, allora, ma eccitante, seducente, voluttuosamente malandrina.

Poiché siamo nel paese del sorriso, Franz Lehar potrebbe ancora far cantare tu che m’hai preso il cuor.

Perché questo Napoli bello e sexy prende il cuore. Conquista. È una lunga carezza. Un’eccitazione dei sensi. Una contrazione orgasmica. E’ sexy perché dà piacere e fa godere.

È sbocciato dalle mani di Maurizio Sarri come non sarebbe riuscito a Casanova. È sbocciato da un lungo, paziente, meticoloso lavoro. Il lifting di un anno.

Nasce da una gioia comune fra giocatori e allenatore. Mai s’erano sentiti giocatori dichiararsi entusiasti di un tecnico, come ha detto Hamsik di Sarri, e Mertens (“Sarri grandissimo allenatore”), e anche i nuovi arrivati. Milik ha detto: “Sarri è fantastico, ho scelto questo club per lui”.

Ci stiamo esaltando, ma semel in anno e via dicendo. Il calcio, studiato e vivisezionato oggi al computer, svela movimenti, energie, zone rosse e zone verdi, virtù ed errori.

Si sprecano i “numeri” favorevoli al Napoli. Fioriscono le statistiche positive.

In quale zona incide di più, dove si contrae, dove schizza, le zone di intensità, il campo gravitazionale, la corsa, i triangoli, le sovrapposizioni.

È il calcio matematico, forse un po’ filosofico, quasi scientifico come ne parlerebbe Daniele Adani in tv col suo linguaggio puntuale e robusto, come lo commenterebbe Sacchi col suo sibilante dialetto romagnolo.

Il Napoli è un’altra cosa e noi cronisti sportivi non bastiamo più. Il Napoli bello non si lascia chiudere nelle relazioni aritmetiche dei resoconti del lunedì, sfugge alle analisi logiche, si sottrae alle unità aristoteliche e ai sofisti del pallone.

Questo Napoli ha bisogno di cantastorie. Questo Napoli avrebbe bisogno della prosa poetica di Bruno Roghi.

È fuori da questo tempo di tutto e subito, di danaro, di furbate, di vincere non è importante ma è la sola cosa che conti.

Il Napoli è al di là riportando il calcio alla sua essenza vera di divertimento, gioco, piacere per chi fa correre il pallone e per chi lo guarda.

È spettacolo nella fluidità della manovra, nella giocata mai avventurosa, nell’esaltazione geometrica dei movimenti.

Una squadra che gioca sul velluto, che ha il fruscio di una farfalla e la bellezza di una sfilata di moda.

Sono il gioco, l’armonia del gioco, il gusto del gioco la chiave sentimentale di questo Napoli che affascina.

E poiché ci riesce con una forte dote di attrazione, ecco il Napoli sexy come l’hanno definito i francesi.

Ora è vero che a trionfare sono più spesso quelli “brutti e vincenti”, gli spasmodici, gli aggressivi, i forti di temperamento, i guerrieri e che gli esteti fanno la fine delle stelle che stanno a guardare.

Ma fateci godere questo Napoli. È sexy.
1/10/2016
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