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Luca De Filippo ci ha lasciato all’improvviso
di Achille della Ragione
Luca De Filippo ci ha lasciato all’improvviso, una perdita grave per il teatro, ma soprattutto per Napoli, che si vede orbata di uno dei suoi figli migliori.

Vogliamo ricordare il grande attore riproponendo il capitolo, significativamente intitolato “L’erede di Eduardo”, a lui dedicato nel II tomo del nostro libro Napoletani da ricordare (consultabile in rete).

Luca De Filippo, nato a Roma nel 1948 dall’unione di Eduardo con Thea Prandi, è da considerare, senz’ombra di dubbio, l’erede non solo dei diritti ma, soprattutto, del lascito spirituale dell’illustre genitore.


Vi è stato un momento della sua carriera in cui ha cercato uno spazio autonomo, cimentandosi su testi di altri autori, impegnandosi anche nella regia, ma il richiamo della foresta e lo scorrere inesorabile del tempo, che hanno reso la sua fisionomia sovrapponibile a quella del padre, lo hanno fatto ritornare ai testi sacri della tradizione eduardiana.


Inizia a calcare il palcoscenico ancora bambino, portato in scena dal padre Eduardo nella commedia scarpettiana Miseria e Nobiltà, che lo vide esordire nel 1955 ad appena sette anni nella parte di Peppeniello.


Dall’età di vent’anni recita con il padre in teatro e nelle riduzioni televisive di numerosissime commedie edoardiane come Sabato, domenica e lunedì, Filumena Marturano, Non ti pago, Napoli milionaria!, Uomo e galantuomo, Natale in casa Cupiello, Le voci di dentro, cimentandosi anche con Pirandello (Il berretto a sonagli) e svariate commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta (O tuono ‘e marzo, ‘Na Santarella, Tre cazune furtunate).


Dopo il ritiro del padre dalle scene, fonda una sua compagnia, La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, che dal 1981 porta in scena lavori eduardiani come Ditegli sempre di si, Non ti pago, Uomo e Galantuomo, Napoli milionaria!, L’arte della commedia, Le voci di dentro, Filumena Marturano, La grande magia, ma anche opere di Molière (Don Giovanni, Tartufo) e Pirandello (Il piacere dell’onestà, protagonista Umberto Orsini, in cui Luca è solo regista).

Non mancano nel suo repertorio direzioni di commedie e drammi del teatro contemporaneo come La casa al mare di Vincenzo Cerami nel 1990 ed Aspettando Godot di Samuel Beckett nel 2001.

Nel 1997 interpreta, con Anna Galiena, L’amante di Harold Printer con la regia di Andrée Ruth Shammah.


Per la televisione è protagonista delle miniserie Quel negozio di Piazza Navona (1969), Naso di cane (1987), Sabato, domenica e lunedì (1990) e Mannaggia la miseria(2010), mentre al cinema è il padre di Silvio nel film di Gabriele Muccino Come te nessuno mai, ed interprete di Venuto al mondo, regia di Sergio Castellitto, nel 2012.


Nelle stagioni teatrali 2010-2011 e 2011-2012 porta in scena, con grande successo, la commedia paterna Le bugie con le gambe lunghe, mentre quest’anno inaugurerà il cartellone del Teatro Bellini di Napoli con La grande magia.


Il mio unico incontro con Luca avviene a Venezia, dove mi trovavo per il Carnevale, grazie ai buoni uffici di un compagno di classe, fratello minore di Marisa Laurito, che fungeva da manager della sua compagnia.


Siamo sul finire degli anni Ottanta: quella edizione del Carnevale prevedeva il gemellaggio tra Napoli e Venezia.


Finita la recita, fui ricevuto nel camerino dell’attore al quale posi una domanda alla quale fu data una risposta approssimativa: “Nel Sindaco del Rione Sanità vi è la figura di un medico che si chiama Della Ragione. Poiché ho consultato gli elenchi degli iscritti all’Ordine dei medici di Napoli e provincia dal 1900 ad oggi e non vi è traccia di un sanitario con quel cognome, a chi si è ispirato suo padre?”.


“Non so darle una risposta precisa, ma bisogna tener conto che spesso Eduardo dava al personaggio un nome che lo identificava: Bonaria, ad esempio, che bona… lo era realmente. Per cui credo che, poiché il dottor Della Ragione alla fine della commedia firma un referto in cui dice la verità, sottolineando in fede, credo che mio padre abbia voluto trasformare il trionfo della “ragione sulla falsità” nel suddetto cognome”.

La spiegazione mi convinse, anche se la verità rimarrà sempre in dubbio e bisognerebbe interrogare lo spirito del grande artista che vivrà fra noi fino a quando le sue opere saranno rappresentate ed applaudite dal pubblico.
28/11/2015
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