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Calcio
Quelle imprese che sanno di grande svolta
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 6.10.2015)
Con rispetto parlando, il nostro concittadino Giambattista Marino, uno degli scrittori più significativi del Seicento, coniò questi versi: «È del poeta il fin la meraviglia». E aggiunse: «Chi non sa far stupir, vada alla striglia».

Sappiamo di stare esagerando parlando di calcio. Ma è ancora viva l’emozione per la lezione di football che il Napoli ha impartito domenica sera a San Siro. Ora, sempre parlando con rispetto, mettiamo il caso che l’illustre uomo di lettere napoletano si fosse oggi dilettato di calcio. Avrebbe avuto il verso pronto: «È del Napoli il fin la meraviglia».

Questa esibizione di cultura, che perdonerete al cronista sportivo, è per dire semplicemente che la parola “meraviglia” calza a pennello per la partita del Napoli contro il Milan e che “il fin” del Napoli di Sarri sembra essere proprio questo: meravigliare, sorprendere, emozionare.

Si sa che le vittorie del Napoli, almeno quelle significative, cambiano il “volto” della città. Il pallone è nelle nostre viscere e nella nostra storia, spesso e volentieri unico “strumento” di rivalsa e successi, unico motivo di orgoglio. Non sta bene che sia così e, poi, Napoli avrebbe e ha altri motivi di dignità e fierezza, ci mancherebbe.

Ma il Napoli è il Napoli e non è solo un “fatto sportivo”. Pare che persino don Benedetto Croce si informasse del Napoli e che una volta abbia detto: «Io non ne capisco niente, ma se il Napoli vince sono contento». Ecco, se il Napoli vince, Napoli è contenta al di là delle manifestazioni di giubilo dei tifosi, al di là della loro celebre e ficcante inventiva, del commercio delle “cose azzurre” che va meglio e della “pace in famiglia”.

Così ieri, senza che il cielo inducesse all’ottimismo, Napoli si è svegliata contenta per la qualificante vittoria della squadra di Sarri. Mettiamoci anche che il successo è stato colto a Milano, una delle due roccheforti, insieme a Torino, di molti nostri dispiaceri calcistici dove ogni successo è motivo di soddisfazione doppia.

Il Nord e il Sud non sono solo una invenzione geografica. Nel calcio sono di più.

Dunque, ci siamo svegliati contenti perché, tra le buone notizie, la notizia che il Napoli vince è la prima buona notizia di ogni giorno dopo una partita. Si sa che i tifosi, esatti cultori del tempo, tenendo a memoria imprese, dolori, gloria e baldoria del Napoli, amano fare raffronti, confrontarsi e ricordare.

Ieri, hanno cercato di trovare un “precedente” al senso di piena soddisfazione per l’esibizione degli azzurri a Milano. Poiché qui l’epoca maradoniana è perennemente nel cuore e nella testa dei supporter azzurri, il ricordo è andato alla famosissima partita di Torino con Diego contro la Juventus, a quella prima domenica di novembre del 1986 quando il Napoli di Maradona batté la Juve sul suo campo, cosa che non accadeva da trent’anni, dalla vittoria con lo stesso punteggio (3-1) della squadra di Vinicio e Di Giacomo contro la Juventus di Charles, Boniperti e Sivori.

Fu quella domenica di ventinove anni fa con il pibe de oro una giornata di meraviglia, come avrebbe detto Giambattista Marino, e nessuno ancora sapeva che quella giornata torinese annunciava il primo scudetto del Napoli, inesorabile con Diego, fissato quel giorno stesso a Torino col sorpasso diretto sulla Juventus.

Sarri ha giustamente ammonito di non parlare di scudetto oggi (“è una bestemmia”) dopo che un inizio di campionato non felice lo aveva messo all’angolo di critiche aspre e definitive. E non si può fare un raffronto preciso con quel 3-1 siglato da Ferrario, da Giordano e da Peppe Volpecina, il casertano con la faccia di un lupo irpino che quel giorno si divorò la Juve.

Altri tempi, altro calcio e Maradona è in Dubai.
Ma l’altra sera a Milano il Napoli ha trasmesso un messaggio di allegria e meraviglia con quel portierone spagnolo che salta di gioia ad ogni gol azzurro e scatta foto notturne di Napoli con la luna sul golfo, col centravanti argentino che sembra il figliol prodigo di Sarri (sembrava perso ed è stato ritrovato da un allenatore che lo sta spingendo al miglior rendimento, goleador e uomo-squadra), con una formazione di ragazzi molti dei quali erano stati definiti “di provincia” e invece si stanno rivelando all’altezza di una formazione chiamata Napoli, col principe Hamsik architetto e muratore del nuovo centrocampo e, ultimo ma non ultimo, con quel genietto di Lorenzo Insigne, il nostro maghetto, il nostro Harry Potter, lo scugnizzo della meraviglia definitiva.
6/10/2015
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