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Approfondimenti
L’ Aceto dei quattro ladri
di Paola La Nave
A Tolosa, durante la terribile pestilenza che causò più di 50.000 vittime tra il 1628 e il 1631, fece la sua comparsa per la prima volta il cosiddetto “Aceto dei quattro ladri”, come testimoniano i vecchi registri del parlamento della città.

Questi quattro ladri, colti in flagrante mentre derubavano gli appestati, svelarono, per aver salva la vita, il segreto che permetteva loro di evitare il contagio.

Per puro dovere di cronaca riteniamo giusto riportare la frase conclusiva del documento dell’epoca, che suona testualmente così: “… dopodichè furono impiccati”…

Più leali furono i giudici di Marsiglia quando, nel secolo successivo, alcuni ladri del luogo vollero imitare i loro predecessori di Tolosa, in occasione della pestilenza del 1720; anche a loro fu promessa salva la vita in cambio del segreto dell’immunità, ma stavolta la promessa fu mantenuta.

Questa formula però, rinvenuta al Museo della Vecchia Marsiglia, risultava di poco diversa da quella rivelata da i ladri di Tolosa.

I medici dovettero comunque piegarsi davanti all’efficacia di questa ricetta e l’adottarono, seppure con l’apporto di qualche modifica: nel 1758 il Codice francese ufficializzò l’aceto dei quattro ladri con l’aggiunta di Cannella, Aglio e Acoro aromatico.

Questo aceto antisettico conobbe momenti di gloria, e soltanto nel 1884 scomparve dal Codice ufficiale francese. Vediamo ora come veniva adoperato.

Per difendersi dalle malattie contagiose si strofinava sulle mani e sul viso, si faceva bruciare nelle case, se ne imbevevano tamponi che si tenevano premuti contro le narici; in caso di sincope si respirava.

Gli ingredienti sono piuttosto numerosi, ma la preparazione è molto semplice: basta far macerare per dieci giorni 40g di grande assenzio, 40 di piccolo assenzio (quello romano, proprio dell’Europa meridionale), 40g di salvia, 40 di rosmarino, 40 di ruta, 40 di menta, 40 di lavanda, 5 g di Acoro (canna aromatica), 5 di chiodi di garofano, 5 di cannella, 5 di aglio e 5 di noce moscata.

Passare e spremere, poi aggiungere 10g di canfora mescolati a 40 di acido acetico cristallizzato; in ultimo filtrare il liquido ottenuto.

L’Acoro (Acorus calamus), della famiglia delle Aracee, è una pianta molto diffusa lungo le rive dei fossati e degli stagni, dove può raggiungere anche un metro di altezza. È riconoscibile dalle foglie lineari e taglienti, e dal fiore a forma di pannocchia di colore bruno.

In erboristeria si usa il rizoma, cioè la radice, molto aromatica ed un po’ amara, che si raccoglie in estate.
2/9/2015
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