Religione, minaccia dell’Isis e immigrazione
di Alessandra Giordano
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Anche i Rotary napoletani sono scesi in campo per dialogare e cercare una soluzione al grave problema che si è creato nel Mediterraneo.
E martedì scorso il Club Napoli, presieduto da Francesco Nania, ha invitato gli altri sodalizi partenopei a partecipare ad un dibattito interreligioso
“senza distinzione di razza e religioni”, come insegnava Paul Harris.
All’hotel Royal sono stati invitati i rappresentanti delle tre maggiori religioni monoteiste: Massimo Cozzolino, presidente della Confederazione Islamica Italiana, Pierluigi Campagnano che guida la Comunità Ebraica e Gennaro Matino, docente di Storia del Cristianesimo al Suor Orsola Benincasa.
Assente il filosofo Aldo Masullo che pure era previsto.
Una corposa tavola rotonda, dunque, moderata da Francesco Salerno, consigliere del Club decano, ma anche amministratore cittadino.
“Il Mediterraneo – ha detto Salerno
– è il contesto ideale per tornare a far dialogare le sponde opposte in un momento in cui la minaccia dell’Isis è incombente”.
E si è parlato di rispetto, dialogo, tolleranza. Ma si è parlato soprattutto di pace.
Di pace ha parlato Cozzolino, la pace è stata il fulcro della relazione di Campagnaro.
La Chiesa cristiana non raccomanda altro che pace: la pace è il comun denominatore di tutte le religioni.
Allora
“com’è possibile accostare l’Islam al terrorismo? O associare il senso della morte dei fanatici terroristici alla sacralità della vita com’è espresso nel Corano?”, ha esordito il presidente Cozzolino, sottolineando che certe forme di accostamento nascondono una volontà subdola da parte di alcune volontà politiche.
“Islamofobia e mancanza di libertà vengono negate ai musulmani così come quella di culto e di espressione”.
Si è parlato di nuova intolleranza e discriminazione che avviene nei paesi occidentali come forme di strumentalizzazione.
“Ogni uomo giusto che sia cristiano, musulmano o ebreo – ha poi sottolineato padre Matino
- ha nel proprio DNA la parola pace!”. E ha aggiunto:
“Gli uomini hanno il dovere di sostenere la pace: anche Gesù ha lanciato una sfida di pace, per cui parlare oggi di religioni non è solo parlare di fede, ma del modo di esprimere questa fede”.
La pace appartiene a quell’uomo che vuole la salvezza ovvero la necessaria e decisiva felicità universale.
Una pace che in questi giorni è a rischio non solo per l’Isis, ma, per la mancata testimonianza di fatti religiosi, è in difficoltà lo stesso essere credente nel mondo perché le religioni non sono più di pace e questo vale per tutti le fedi, in tutti i tipi di contesto: il rapporto tra libertà e religione è a rischio!
C’è, ancora, un uso inadeguato della religione da parte di fatti politici.
Perché un dio di pace è diventato un dio di guerra?
“Oggi anche la linguistica racconta che la differenza di fede è intrisa di violenza – ha detto ancora il docente
- usare il termine tolleranza religiosa è violento, ma è praticato come se fosse il più facile da usare”.
Ed ha chiuso il suo applauditissimo intervento dicendo:
“L’ignoranza genera intolleranza, l’intolleranza genera inimicizia, l’inimicizia genera l’odio, l’odio genera contrapposizione violenta: è la pace, il luogo supremo in cui si esprime la religiosità dei giusti!”.
E l’incontro poteva finire qua.
Invece sono intervenuti anche Paolo Monorchio, Presidente del Comitato Provinciale della Croce Rossa che ha portato la testimonianza dell’impegno della Cri nella gestione degli sbarchi degli immigrati e nell’accoglienza dei profughi.
Nino Salemme, ex carabiniere ed esperto di comunicazione ha proiettato alcune immagini per chiarire il modo che utilizza l’Isis per carpire la buona fede dei giovani e reclutarli; dai colori usati, l’arancione, fino alla divulgazione delle loro gesta attraverso l’informazione, facendo leva anche sulla religione.
È intervenuto finanche un vignettista, Peppe Avolio, che è stato chiamato a “rappresentare” a modo suo i personaggi che hanno vivacizzato questa tavola rotonda.