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Calcio
Roma-Napoli vale 500 milioni di euro
di Mimmo Carratelli
Roma-Napoli vale 500 milioni di euro A tanto ammonta il patrimonio tecnico delle due squadre. La partita dell’Olimpico apre la serie degli scontri diretti per le prime posizioni in classifica. di Mimmo Carratelli Roma-Napoli, la sfida alla ripresa del campionato (sabato 4 aprile, ore 12,30), vale 500 milioni di euro. A tanto ammonta la stima delle “rose” delle due squadre: Roma 260,7 e Napoli 251,2.

Delle sei sorelle in testa alla classifica, Roma e Napoli sono le sorelle-materasso, accomunate nella peggiore perdita di punti nel girone di ritorno. La Roma ne ha persi 15, il Napoli 13. La Roma, rifugiandosi in sei pareggi, ha perduto una sola volta. Il Napoli ha perso tre partite, tutte in trasferta (Palermo, Torino, Verona), la mazzata inaspettata sulle ambizioni azzurre. Rispetto all’anno scorso, Napoli e Roma accusano lo stesso ritardo di punti (11).

È il momento della Lazio, sei vittorie consecutive, 21 punti nel girone di ritorno come la Juventus, deflagrante sul suo campo (10 vittorie). La Lazio ha recuperato 7 punti sul Napoli.

Fila anche la Sampdoria, dopo il giro di boa, facendo un punto più del Napoli e tre più della Roma. Anche la Fiorentina ha fatto meglio nel ritorno: due punti più del Napoli, quattro più della Roma.

La sfida delle sei sorelle
Queste cifre dicono della sfida ormai accesissima alle spalle della Juventus, in ballo la partecipazione milionaria alla prossima Champions. Sei squadre in sette punti.
Il futuro, fra queste sei squadre, sarà un bombardamento di scontri diretti. Il Napoli ne avrà più di tutti: quattro. Tre Lazio e Sampdoria. Due Roma e Fiorentina.
Tutte, tranne la Roma, dovranno giocare contro la Juventus: Lazio, Napoli e Fiorentina a Torino, la Sampdoria a Marassi.

Le sfide dirette si accendono con Roma-Napoli (tradizione contro: appena 9 le vittorie azzurre sul campo giallorosso, 28 pareggi, 30 sconfitte).

Può essere un vantaggio per il Napoli il calendario che gli assegna Fiorentina, Sampdoria e Lazio al San Paolo?

Oggi come oggi non fa molta differenza. In casa o fuori casa, il Napoli non è più quello di una volta. Ma si confida nel fattore campo (26 punti al San Paolo, 21 fuori per gli azzurri). I quattro scontri diretti consegnano al Napoli una grande chance. Vincerli significherebbe riabilitare la classifica.

Il miracolo dovrebbe cominciare al centro del villaggio di Garcia dove la chiesa giallorossa è un po’ sgarrupata, ma il Napoli non sta meglio. Per giunta la sosta, che porta via molti nazionali, non aiuta la migliore preparazione alla partita. È lo scotto che si paga avendo in squadra molti stranieri.

Sono sette della Roma in giro per il mondo (i greci Torosidis, Manolas, Holebas, gli ivoriani Gervinho e Doumbia, il bosniaco Pjanic, il serbo Ljajc).

Otto per il Napoli (Gabbiadini, Albiol, Ghoulam, Inler, De Guzman, Hamsik, Mertens, Higuain).

Torneranno stonati fra viaggi, allenamenti diversi, impegno agonistico, rischio di infortuni e affaticamento.

Quegli otto gol
Nell’era De Laurentiis, i confronti fra Roma e Napoli all’Olimpico cominciarono con uno scoppiettante 4-4. Era di sabato e si giocò alle 18, sugli spalti i soli 27mila abbonati della Roma per decisione del prefetto.

C’era sulla panchina azzurra Clint Eastwood (Reja), su quella giallorossa Luciano Spalletti. Fu molto divertente. Lavezzi cominciò a pizzicare la porta di Curci. La Roma rimontò con Totti e Perrotta. Pareggiò Hamsik. De Rossi riportò avanti i giallorossi. Gargano fece ancora pari. Di nuovo la Roma avanti con Pizarro e Zalayeta fissò il pareggio finale.

Di quella partita giocano ancora De Rossi e Totti nella Roma, Gargano e Hamsik nel Napoli. Nella Roma, Mexes (32 anni) è passato al Milan e Pizarro (35) alla Fiorentina. Tra i napoletani di quel pirotecnico ottobre all’Olimpico, Paolo Cannavaro (33 anni) gioca nel Sassuolo, Domizzi (34) nell’Udinese, Calaiò (33) nel Catania, Garics (31) nel Bologna, Lavezzi (29) nel Paris Saint Germain.

Andò bene anche l’anno dopo quando Hamsik portò via l’1-1 dopo il gol di Aquilani. I Napoli pagò dazio nel campionato 2009-10 perché una “doppietta” di Totti si mangiò la rete di Lavezzi.

Arrivò Cavani, che a Roma ha segnato quattro volte, e col Matador furono una vittoria (12 febbraio 2011), l’ultima del Napoli all’Olimpico, un pareggio e una sconfitta.

I colpi del Matador
La prima volta fu un secco 2-0 del Napoli, “doppietta” dell’ondeggiante uruguayano, il primo centro su rigore. Era la squadra di Mazzarri.

Il Napoli tenne botta anche l’anno dopo sfiorando un’altra vittoria, ma fu solo pareggio, azzurri raggiunti da Simplico all’87’ dopo che Zuniga e Cavani avevano rimontato la rete iniziale di Marquinho.

Era la Roma di Luis Henrique e ci giocava già Pjanic. C’erano, tra gli azzurri di oggi, Maggio, Gargano, Inler, Zuniga e Hamsik.

Disco rosso anche nel campionato successivo, l’anno scorso. Il Napoli di Benitez beffato da Pjanic prima su calcio di punizione, poi su rigore (2-0).

L’era De Laurentiis ha confermato il trend negativo degli azzurri a Roma: una vittoria 3 pareggi, 3 sconfitte.

Le partite con la Roma hanno avuto sempre un sapore particolare. Michele Mottola, grande giornalista napoletano per quarant’anni redattore capo al “Corriere della sera”, quand’era ancora al “Mezzogiorno sportivo”, settimanale illustrato che a Napoli si stampava dal 1923 e aveva i balconi della redazione che affacciavano su Piazza Trieste e Trento, inventò un titolo rimasto famoso, “Una vittoria che vale un campionato”, riferendosi proprio a un successo del Napoli sulla Roma.

Se gli azzurri hanno spesso bastonato la Roma a Napoli (30 vittorie, 20 pareggi e 17 sconfitte), nella capitale i successi napoletani si contano sulle dita delle mani.

Da Vinicio a Sivori
La prima vittoria a Roma la siglarono Vojak e Rosetti (2-1) nel campionato 1933-34.
Passarono ventitre anni prima della seconda impresa azzurra, 3-1 nel campionato 1956-57 con il gol di Vitali e la “doppietta” di Vinicio. Successo bissato l’anno dopo, 2-0 secco, Di Giacomo e Vinicio a segno.

Il 2 ottobre 1966, con Pesaola in panchina negli anni del boom di Roberto Fiore, il presidente dei “centomila cuori”, il Napoli trascinò quarantamila tifosi all’Olimpico. Il Napoli (2-0) avrebbe potuto vincere di goleada.

Sivori colpì due traverse. Quattro almeno le altre occasioni per fare centro. Fu il pomeriggio di gloria di Paolino Braca, 22 anni, abruzzese di Giulianova, che giocava all’ala sinistra. Portò in vantaggio il Napoli col suo primo e unico gol in serie A, una rete spettacolare dopo appena cinque minuti di gioco. Sul cross di Juliano, stoppò di sinistro e scaraventò il pallone al volo di destro nella porta di Pizzaballa.

Il raddoppio lo segnò Sivori con un diabolico pallonetto all’incrocio dei pali dopo un’ubriacante azione Juliano-Sivori-Orlando. Omar sul punto di cadere in area scodellò quasi da terra la sua magia tra due difensori.

Giorgio “Guitar” Braglia siglò la vittoria (1-0) nel campionato 1973-74, l’anno del primo Napoli furente di Vinicio che si piazzò terzo.

Fu il quinto successo azzurro sul campo della Roma, dove il Napoli del leone brasiliano tornò a vincere largamente il 2 maggio 1976 (3-0) con la rete di Sperotto e la “doppietta” di Savoldi. Giannantonio Sperotto era un robusto attaccante veneto e quello fu il suo unico gol con la maglia azzurra.

La magia di Diego
Negli anni di Maradona, una sola vittoria, tre pareggi e due sconfitte. Resta memorabile l’1-0 di Diego nell’anno del primo scudetto. 26 ottobre 1986: Maradona, in dubbio fino all’ultimo per problemi muscolari, gioca quasi da fermo, ma dispensa colpi geniali. Di fronte la Roma di Eriksson. Olimpico affollato da ventimila napoletani in un bel pomeriggio di sole.

La partita segnò il debutto di Francesco Romano, napoletano di Saviano, “Tota” come lo chiamò il pibe perché, riccioli neri e faccia da bravo ragazzo, somigliava a un giocatore argentino con quel nome.

Fu la trovata di Ottavio Bianchi che lo inserì in squadra ed escluse Carnevale. Il Napoli di Diego aveva finalmente quel regista di centrocampo che gli mancava, scovato da Pierpaolo Marino che lo prese dalla Triestina per due miliardi.

Fu un assist geniale di Giordano a mandare in gol Maradona che realizzò con due tocchi magistrali davanti a Tancredi. Era la “magica Roma” che giocava per lo scudetto, ma finì a metà classifica.

L’ottavo successo azzurro sul campo giallorosso (3-2) arrivò il 12 settembre 1993, Lippi in panchina, la stagione del debutto di Batman Taglialatela, Fabio Cannavaro stopper titolare. Se ne erano andati Careca, Zola, Crippa, ceduti questi ultimi due al Parma per esigenze di bilancio. Arrivò Paolo Di Canio a 25 anni.

Il Napoli due volte in vantaggio con Buso e Di Canio, due volte raggiunto, ma a venti minuti dalla fine andava in gol Ferrara. Sul lancio di Thern, Ciro schizzava da ala sinistra, dribblava Piacentini e insaccava con un tiro fortissimo evitando l’ultimo intervento di Comi.

La Roma americana
Gli anni Settanta sono stati i più propizi sul campo della Roma (due vittorie e sette pareggi dal 1973 al 1982). Una buona serie anche all’inizio degli anni Novanta: sei anni di imbattibilità (una vittoria e cinque pareggi dal 1989 al 1995).

Ora c’è la Roma americana di James Pallotta, uno degli uomini più ricchi di Boston, presidente dal 2012. Ha investito sinora 274,3 milioni di euro in acquisti (nello stesso periodo 241,4 per il Napoli). Debuttò con Zeman, poi è arrivato Garcia.

29/3/2015
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