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Sanità
Le competenze relazionali nel terzo millennio -2
Quando si diventa adulti e quando anziani?
di Sara Diamare*
Il malessere emergente dal punto di vista relazionale, nel terzo millennio è l’anaffettività.

L’uso di strumenti ed oggetti sempre più complessi, media consistentemente le nostre necessità primarie.

Ci allontana dal vissuto del corpo e dalla consapevolezza dei nostri reali bisogni e ci rende incapaci di distinguerli dai desideri veicolati dai mass media.

Fra noi e gli altri ci sono mezzi meccanici e tecnologici che spazzano via tempi e spazi enormi ad una velocità sempre più vicina al pensiero, ma sempre più lontana dal corpo.

L’allontanamento da noi stessi, ci impedisce anche nella relazione in quanto comunicazione profonda, nella “comunione” con l’altro.

La nostra è una società che predilige il mondo della razionalità e pone i pensieri in primo piano, essi così veloci, paradossalmente immobilizzano davanti ad una macchina, per esempio un computer, il corpo che diviene a noi stessi uno straniero, sede vorace ed insaziabile di desideri pressoché indotti da soddisfare, poiché il vuoto da colmare è la consapevolezza dell’esistenza.

Il malessere emergente dal punto di vista relazionale, nel terzo millennio, è l’anaffettività che si esprime attraverso la difficoltà di mostrare sentimenti ed emozioni.

Viene ritenuta una forma di impassibilità emozionale di tipo difensivo in presenza di emozioni particolarmente forti o che incutono paura, ovvero relazioni e rapporti che comportano una certa intimità.

Le persone anaffettive, hanno difficoltà ad esprimere emozioni più per paura di restare feriti che per effettiva assenza di sentimenti.

Sintomo presente nell'anoressia mentale, in alcuni tipi di psicosi, nelle nevrosi ossessive, in alcuni disturbi di personalità si accompagna ad una barriera corporea: la persona anaffettiva è scarsamente propensa ai contatti corporei, fino a provare imbarazzo o disagio nell’essere abbracciata.

L'anaffettività può dare impulso a moltiplicare l'investimento nella professione, a dare particolare importanza agli aspetti materiali e narcisistici della vita, a puntare su una regolarità che le persone intorno ritengono apprezzabile, e che sembra garantire un piacere per le “cose” e per “l'immagine”: un piacere illusorio che può diminuire la capacità di godere di se stessi, della vita e delle relazioni, nonché la capacità di sviluppare affetti e passioni salutari e gratificanti.

A livello inconscio, è una modalità per difendersi da esperienze dolorose vissute durante l'infanzia.

Sono infatti particolari situazioni traumatiche, di abbandono, di non amore che generano tale freddezza e, successivamente, quello che viene definito un totale ripiegamento emotivo.

L'individuo, per non soffrire più, si organizza attraverso il distacco emotivo difensivo e ogni volta che è sfiorato dall'amore, dagli affetti, da qualsiasi forma sentimentale positiva, pervaso dall'angoscia dell'abbandono, inconsapevolmente si difende ibernandosi, raggelandosi negli atteggiamenti, in una sorta dianestetizzazione personale.

L'alessitimia o alexitimia (dal greco a- mancanza, lexis parola e thymos emozione) è un disturbo che consiste in un deficit della consapevolezza emotiva, palesato dall'incapacità di mentalizzare, percepire, riconoscere e descrivere verbalmente i propri e gli altrui stati emotivi.

Termine coniato da J. Nemiah e P. Sifneos negli anni 70, definisce caratteristiche di personalità evidenziate in pazienti cosiddetti psicosomatici come deficit della funzione riflessiva del Sé (1).

Si manifesta nella difficoltà di identificare e descrivere i propri sentimenti, di distinguere gli stati emotivi dalle percezioni fisiologiche.

I soggetti alessitimici mancano d'introspezione e capacità immaginativa: il vissuto emozionale si traduce direttamente sul corpo senza elaborazione mentale.

Non essendo consapevoli delle loro emozioni preferiscono isolarsi o stabiliscono relazioni di forte dipendenza, assumendo comportamenti conformanti alla media.

Lo stile di attaccamento è insicuro-evitante, caratterizzato da un bisogno ossessivo di attenzioni e cure.

In un quadro di anaffettività che caratterizza le problematiche del nostro secolo si spiegano anche i fenomeni di prostituzione giovanile.

Il corpo-oggetto svilito, svalorizzato nella separazione dalle sue qualità di corpo vissuto e senziente, di corpo-anima, può essere utilizzato come oggetto sessuale e commercializzato narcisisticamente, quale immagine svotata di senso.

In tal modo purtroppo, rientra per il rotto della cuffia ciò che per anni il femminismo ardentemente ha combattuto…

(1) XI Conferenza Europea sulle Ricerche Psicosomatiche, 1976

2 - Continua



*Dirigente Psicologa Unità Operativa Complessa Controllo Qualità e referente Progetto Mattone Internazionale ASL Napoli 1 Centro,
Psicoterapeuta e docente dell'Istituto RIZA Psicosomatica
Supervisore Associazione Professionale Italiana Danzamovimento Terapeuti
Ideatrice:
  • del metodo "Esperienza Estetica Incarnata Creativa Consapevole" EEICC ® (con M. Montalto)
  • delle Schede di Lettura del corpo e del movimento DIA.DE ® (con Paola de Vera d'Aragona)
Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche sul miglioramento della qualità relazionale e sulla DMT in contesti di promozione della salute.


1/2/2015
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