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Cultura
Dialoghi d'amore per dialoghi di pace
di Eva Casciello
Napoli - “La poesia è un atto di pace. La pace costituisce il poeta come la farina il pane”. Queste parole di Pablo Neruda sembrano sposarsi appieno con lo spirito con il quale è stato concepito l’evento “Dialoghi d’amore per dialoghi di pace”: tre giorni di dialoghi sulla pace con studiosi e artisti internazionali, dal 30 settembre al 2 ottobre 2014.

Il filo conduttore dell’evento sarà il celeberrimo poema Cantico de’ Cantici (IV secolo a.C.), attribuito a Re Salomone, celebre per la sua saggezza. La finalità è chiarire il potenziale e il senso che si cela in questo meraviglioso componimento, definito “il più sublime tra i cantici”, come veicolo di pace tra le popolazioni del bacino mediterraneo.

Abbiamo deciso di partecipare alla prima di queste giornate di dialogo, dal titolo “Il Cantico dei Cantici, veicolo d’amore e di pace tra i popoli”.
A presenziare, i seguenti ospiti: il neo-parlamentare europeo e artista Moni Ovadia (presente con un contributo video); il presidente del Centro per gli Studi Postcoloniali e di Genere Iain Chambers; il rabbino della Comunità Ebraica di Venezia Rabbi Mino Bahbout; Suzana Glavas, poetessa e docente di lingua croata dell'Università “L’Orientale”; Annalisa Piccirillo moderatrice e ricercatrice presso l’Università "L’Orientale", Simona Lisi artista e ricercatrice di tradizioni orali al femminile, e Caterina Pontrandolfo, fondatrici del progetto.

C’è da dire che coloro che non conoscono la lingua ebraica e, soprattutto la sua religione, a fatica riescono a cogliere la forza contenuta nel celebre componimento. Ma nel corso dell’evento “Song of Songs” (che si terrà il 1 ottobre alle 20.30), sarà resa disponibile una traduzione inedita del Cantico de’ Cantici, per coloro che sono interessati ad approfondirne il senso originario.

Un altro fattore interessante, fulcro della discussione, è stato il nesso tra pace e amore. Secondo Suzana Glavas, poetessa e docente di lingua croata dell'Università “L’Orientale”, il Cantico de’ Cantici ha il compito “d’insegnare alla comunità ad amare”. Esso difatti va visto come amore profano e, al contempo, amore sacro.

C’è da dire che spesso nei testi sacri leggiamo di parabole e aneddoti, ma questi vanno compresi non tanto secondo una visione puramente letterale: talvolta si tratta difatti di allegorie, di un linguaggio simbolico che trascende il confine orizzontale della vita, nel tentativo di elevare le coscienza a un significato più elevato, trasfigurandosi da elemento profano a puro senso del sacro - che più che parlare alla testa, è destinato ai cuori in ascolto.
1/10/2014
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